Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS o SDG – Sustainable Development Goals), tracciati sul finire del 2015 dall’Assemblea delle Nazioni Unite per una migliore qualità della vita, emergono quelli di “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.
Dal 26 al 28 settembre 2024 a Siracusa, presso il Castello Maniace, si è svolta la Riunione dei Ministri dell’Agricoltura dei Paesi del G7 con la partecipazione del Commissario europeo (uscente) per l’Agricoltura e della Commissaria dell’Unione Africana per l’Agricoltura, nonché dei vertici delle agenzie delle Nazioni Unite (FAO, IFAD, WFP), dell’OCSE e del CGIAR.
Nel solo 2023, infatti, 713-757 milioni di persone (una su undici nel mondo) hanno sofferto fame e malnutrizione e si prevede che, entro il 2030, il 19,5% della popolazione infantile (sotto i cinque anni) del pianeta sarà affetto da rachitismo; le cause sono innumerevoli: conflitti, trasformazioni climatiche e meteorologiche, crisi economiche, solo per citarne alcune.
Tra le soluzioni immediate, il Forum ha proposto azioni volte alla salvaguardia della concorrenza (leale) di sistemi alimentari redditizi, equi e sostenibili, che siano in grado di combinare il commercio internazionale, regionale e le singole produzioni nazionali allo scopo di diversificare le filiere di approvvigionamento e promuovere la sicurezza degli alimenti.
I lavori si sono, anche, concentrati su proposte di lungo periodo in grado di garantire la resilienza e la sostenibilità dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, declinate nelle seguenti aree tematiche: scienza e innovazione in agricoltura per affrontare l’adattamento ai cambiamenti climatici; giovani generazioni come agenti del cambiamento; contributo della pesca e dell’acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare (che fornisce alimentazione al 40% della popolazione mondiale); contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura nel continente africano.
Le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, ricoprono un ruolo centrale al fine ottimizzare processi e risorse, sostenendo la trasformazione dei sistemi agricoli e alimentari.
Tutte le comunità sono tenute ad impegnarsi nella valorizzazione dell’approccio One Health, ossia un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, riconoscendo che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono strettamente connesse ed interdipendenti.
Particolare importanza è stata riconosciuta alla cooperazione tra Stati al fine di ridurre i rischi e le minacce derivanti da specie aliene invasive (parassiti delle piante e malattie infettive) e i loro impatti sulla salute di esseri umani, animali, suolo, colture e piante in genere;
Inoltre, le parti hanno sollecitato la necessità di sostenere politiche condivise volte al maggior coinvolgimento dei giovani nel settore agricolo. la creatività, l’attitudine ad un miglior utilizzo dei sistemi digitali ed una maggiore sensibilità ai temi ambientali delle nuove generazioni rappresentano elementi centrali al fine di giungere ad una agricoltura sostenibile ed al contempo redditizia.
Gli Stati hanno ribadito l’impegno a promuovere e rafforzare politiche di equa distribuzione delle risorse all’interno delle filiere, per migliorare la qualità della vita dei lavoratori del settore, nonché a supportare la partecipazione inclusiva, piena e paritaria, delle comunità locali nella governance e nei processi decisionali attraverso un appropriato riconoscimento delle loro terre e risorse come parte fondamentale dell’identità culturale e comunitaria.
La sicurezza alimentare, la necessità di migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile rappresentano sfide comuni a tutti i popoli e richiedono di essere affrontate insieme in una prospettiva di eguaglianza tra gli Stati, favorendo le comunità locali ed il rispetto dell’ambiente.
La speranza comune di migliorare la qualità di vita delle persone e la responsabilità condivisa nella tutela del nostro Pianeta rappresentano i due elementi centrali in grado di migliorare la cooperazione tra i paesi maggiormente industrializzati e i paesi e le organizzazioni africane garantendo la resilienza alla variabilità climatica e promuovendo la condivisione di conoscenze e buone pratiche.