di Margherita Amitrano Zingale

La riforma della Pubblica Amministrazione rappresenta una parte fondamentale del PNRR ed è per questo che nel darvi attuazione è necessario un approccio lungimirante nella sua riorganizzazione e nella ricostruzione di un modello in grado di garantire un più elevato ed efficiente livello dei servizi. Nella consapevolezza dell’esistenza di criticità strutturali, il PNRR ha focalizzato quattro principali obiettivi di riforma in termini di accesso, buona amministrazione, competenza e digitalizzazione.

Questi obiettivi sono tutti collegati, per questo è necessaria una visione unitaria per una loro efficace attuazione.  Anche per una riforma organica della PA pare utile ampliare la visione al mondo della formazione, università e ricerca (oggetto, peraltro, della Missione 4 del PNRR). Così per le modalità di reclutamento, che nel PNRR si traducono in primo luogo nella realizzazione di una piattaforma unica per il reclutamento nelle Amministrazioni Centrali e nell’attivazione di procedure di selezione ad hoc, il riferimento a cui guardare è sempre l’art. 98 Cost. che cristallizza la funzione del pubblico dipendente nell’essere all’esclusivo servizio della Nazione.

La semplificazione delle procedure di reclutamento è giustificata, da una parte, dalla necessità di reperire tempestivamente risorse qualificate di personale destinato alla realizzazione dei progetti del PNRR e, dall’altra, dalla volontà di elevare il livello di competenze della PA facendovi confluire “alti profili”. Questo comporta anche la predisposizione di un più generale piano di ristrutturazione del modello organizzativo della PA nel lungo periodo, capace sia di valorizzare le risorse interne sia di offrire percorsi di formazione specifici già nel corso degli studi universitari e specialistici. Infatti, per la costruzione di una PA che possa esprimere al massimo livello la Funzione pubblica di cui è depositaria, occorre una visione globale di lungo periodo, che coinvolga nuovi percorsi universitari, capaci di formare i futuri dipendenti pubblici. L’obiettivo “Competenze” pare sintetizzare questa sinergia necessaria tra Accademia e PA.

Il passo più coraggioso, invero, è quello di uscire dalle vecchie logiche di approccio al mondo della PA come conquista del “posto fisso” (e significativamente nel PNRR si manifesta la volontà di superarla) da parte dei candidati e di “spartizione” di posti da parte dell’area politica. Parimenti, se favorire l’ingresso di profili altamente qualificati attraverso la semplificazione delle procedure di accesso si giustifica per dare un input iniziale ad un nuovo modello di PA, non si deve consentire che si vengano a creare dipendenti di serie A e di serie B, tenuto conto anche delle differenti possibilità di accesso agli studi.

È proprio per questo, dunque, che la semplificazione delle modalità di reclutamento deve collegarsi necessariamente, per la piena attuazione del diritto allo studio e del principio di eguaglianza, ad una riforma anche di carattere universitario che riguardi le classi di laurea, i piani degli studi ed i percorsi di formazione.

Servono anzitutto piani di studi universitari maggiormente professionalizzanti, in cui vi siano percorsi di specializzazione destinati alla formazione dei futuri dipendenti pubblici. In questo modo sarà possibile valorizzare la qualità delle competenze e l’acquisizione di conoscenze trasversali, consentendo una concreta possibilità di realizzazione professionale. Una migliore allocazione delle risorse avrebbe come conseguenza un più elevato livello dei servizi resi ed una effettiva valorizzazione del merito nelle carriere.

La sfida è quella di non intendere più il posto pubblico come un ripiego sicuro ma, piuttosto, come concreta possibilità di contribuire al Bene della collettività, attraverso l’esercizio competente della Funzione pubblica. A ciò si deve affiancare un programma di formazione continua di tutto il personale, anche attraverso esperienze in altre amministrazioni comunitarie per un confronto volto al miglioramento delle procedure, nell’ottica di una  possibile generale armonizzazione dei procedimenti amministrativi nell’UE – da intendersi come potenziale reciproco arricchimento e per un concreto contributo alla costruzione di una vera Comunità, a livello europeo (con evidenti benefici derivanti da procedimenti uniformi in tutta l’UE, ad es. in termini di uniforme livello dei servizi, concorrenza e equità fiscale).

Con l’obiettivo “Buona Amministrazione”, volto ad una semplificazione procedurale per efficientare l’azione amministrativa con il Dl 31 maggio 2021 n. 77, l’avvio dell’iter di riforma della pubblica amministrazione entra nel vivo, abbozzando i primi contornidi quello che dovrà essere il nuovo volto della PA.

Anche sotto questo profilo, può essere dato un significativo contributo alla creazione di un modello di PA innovativo, non solo dal punto di vista della tecnologia e digitalizzazione.

Si propone, in questa sede, di pensare a un modello organizzativo della PA basato su un nuovo criterio, quello di “Alleanza”, perché valutiamo come recessivo l’approccio fondato sul solo criterio gerarchico. Forse può sembrare improprio o utopistico pensare di re-impostare la PA su un modello di alleanza, eppure solo un criterio valoriale e di ampio respiro potrebbe consentire il superamento di quelle criticità ed inefficienze sinora riscontrate nell’organizzazione e nell’attività amministrativa. Anche per altri ambiti è stata di recente proposta l’alleanza quale nuovo modello di sviluppo.

Nella prossima edizione delle Settimane sociali, che si svolgerà ad ottobre 2021 a Taranto, saranno sviluppate proposte concrete di “Alleanze” incentrate su quattro grandi tematiche: la transizione ecologica, la rigenerazione dei modelli di business, la rigenerazione delle comunità cittadine, l’Educazione e la cultura sociale. L’impegno di molti giovani provenienti da varie realtà dell’associazionismo dimostra che è sempre possibile rigenerare la Comunità e le sue Istituzioni rappresentative e che esistono modelli alternativi di sviluppo, che possono estendersi dai territori dove abita ciascuna comunità fino alle più complesse organizzazioni pubbliche.

In termini giuridici, l’alleanza rappresenta anzitutto un modello laico, il cui fondamento può essere rinvenuto nell’art. 2 Cost., che eleva la solidarietà politica, quella economica e quella sociale a doveri inderogabili.

Attraverso un modello di Alleanza possono essere introdotti nuovi principi e criteri che orientino l’azione amministrativa– come ad esempio la sostenibilità, non solo ambientale – anche prendendo spunto dal modello sociale europeo, sotto il profilo dell’attuazione dei diritti sociali, ovvero un nuovo assetto organizzativo, senza comunque  dimenticare le specificità proprie dell’agere publicum, che non consentono un’appiattita estensione degli strumenti organizzativi privati.

Attuare questo modello in termini di organizzazione dell’Amministrazione e di svolgimento dell’attività amministrativa significa partire da una base valoriale e tradurla in termini operativi, per il miglior raggiungimento del risultato. Così sarà possibile “portare l’umano nelle logiche degli algoritmi” semplificando le procedure amministrative senza andare a detrimento dell’equità e della ragionevolezza delle decisioni. Inoltre, si potranno implementare modelli decisionali condivisi e trasversali tra più Amministrazioni coinvolte nella tutela di diversi interessi pubblici, rendere efficaci i controlli e le verifiche di carattere esecutivo (tramite la realizzazione di un’unica banca dati pubblica da implementare con dati condivisi consultabili in tempo reale da tutte le PPAA) e, infine, creare nuovi servizi sempre più rispondenti alle esigenze sociali e così via.

Per inciso, si può osservare che una prima forma di attuazione di riorganizzazione amministrativa si sta delineando, anche nel settore Giustizia, con l’ultima Riforma in discussione, attraverso il consolidamento dell’Ufficio del Processo: non mera occasione di nuove assunzioni ma essa stessa percorso formativo altamente qualificato che coniuga l’obiettivo di velocizzare i tempi dei processi con la formazione delle nuove generazioni di giuristi in un’ottica di alleanza e scambio intergenerazionale.

“Alleanza”, quindi, quale possibile criterio sulla cui base rifondare il modello organizzativo dell’Amministrazione pubblica, orientato ad una concreta attuazione del Bene comune attraverso l’implementazione della qualità dei servizi, la vicinanza alle persone, la garanzia delle competenze e del merito. La sfida è grande, non è tempo di divisioni politiche perché l’obiettivo è comune e non c’è spazio per campanilismi di parte ancorati alle vecchie logiche o approcci anacronistici di tipo ideologico.