Cosa intendiamo per sostenibilità sociale

Il concetto di sostenibilità sociale si riferisce all’insieme delle azioni e delle politiche volte a costruire una società equa e a promuovere il diritto di poter vivere in un contesto ambientale e socio-economico nel quale poter esprimere liberamente ognuno la propria individualità. L’obiettivo da perseguire è quello di costruire una società migliore per tutti. Come raggiungere questo obiettivo così ambizioso? Sicuramente rafforzando la coesione sociale, consentendo a tutti i cittadini di partecipare alla vita della comunità in cui vivono e garantendo diritti e tutele anche a chi è più fragile.

Realizzare questi obiettivi significa apportare modifiche profonde al modo di concepire la nostra società e fare nostra la definizione di inclusione che, come ricordato anche nell’editoriale del 6 novembre firmato dal Presidente di Comunità di Connessioni Avv. Ciro Cafiero, ha un preciso significato: “Includere non significa annullare per ricomprendere le diversità in un tutto ma, all’opposto, riconoscerle perché quel tutto sia una sintesi tra di esse, superiore alla loro somma”. Fare questo significa anche modificare il nostro rapporto nei confronti di chi è più fragile e rischia che i propri diritti e tutele non vengano adeguatamente rispettati. Abbiamo davanti a noi diverse sfide: la disuguaglianza tra le generazioni, i cambiamenti climatici e le relative conseguenze sociali, le disparità territoriali, la crescente povertà e le discriminazioni. Tutte queste sfide sono interconnesse e devono essere trattate nell’ambito di politiche di sviluppo che promuovono la dignità e l’uguaglianza tra i cittadini.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono un utile strumento che ci permette di avere una visione a lungo termine e trasversale, promuovendo lo sviluppo di un’economia a misura d’uomo e un mondo con una migliore qualità della vita per tutti con una significativa riduzione delle disuguaglianze. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, ad esempio, funge da bussola e mappa per lo sviluppo di politiche che ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi ambiziosi di un mondo sostenibile. Uno strumento per conseguire tali obiettivi è lavorare sulla promozione di politiche sociali che superino le disuguaglianze e le disparità favorendo benessere e migliore qualità della vita per tutta la comunità, con particolare attenzione per le categorie più fragili, che necessitano servizi specifici e adeguati di cura e supporto. Si consideri, inter alia, una specifica categoria di persone fragili, spesso emarginate ed escluse: gli anziani sani o affetti da patologie tipiche della vecchiaia e i loro familiari.

Alcuni dati epidemiologici

La demenza è in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da Alzheimer Disease International una priorità mondiale di salute pubblica.

Nel mondo, oltre 55 milioni di persone convivono con una demenza. A questo dato dobbiamo affiancare il considerevole numero di persone, coinvolte direttamente o indirettamente nell’attività di cura di una persona con una diagnosi di malattia degenerativa. Si prevede che una diagnosi di questo tipo aumenterà a 75 milioni entro il 2030 e a 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all’anno.

La stima dei costi è oltre 1 trilione di dollari all’anno, con un incremento progressivo e una continua sfida per i servizi sanitari[1]. L’impatto che tali malattie hanno, e avranno, sulla società è impressionante: si prevede che queste patologie diventeranno, in tempi brevi, uno dei problemi più rilevanti in termini di sanità pubblica con conseguenze anche sul piano economico e organizzativo.

Le problematiche delle malattie neurodegenerative coinvolgono sia aspetti biologici che cognitivi e comportamentali, per questo è necessario adottare una visione d’insieme sulla realtà delle demenze e della presa in carico non solo dei pazienti, ma di tutte le persone che sono coinvolte nell’assistenza del malato. Solo una visione unitaria e non frammentata del fenomeno, che comprenda quindi gli aspetti biologici, psicologici, cognitivi e delle relazioni sociali, permette un’assistenza adeguata ed efficace che metta al centro la persona, il suo benessere e la qualità della vita. Lo stigma che spesso accompagna la paura della malattia rischia di produrre gravi crisi e tensioni che hanno ricadute sull’intero nucleo familiare, e di conseguenza, sull’intera comunità.

L’obiettivo che è necessario porsi è creare una solida alleanza tra paziente, famigliari, professionisti della cura e membri della comunità per costruire un progetto condiviso, realistico e strutturato che non escluda il paziente e la sua famiglia dalla società, ma ne coinvolga attivamente i membri, anche di generazioni diverse. Se, da una parte, ricercatori e professionisti sanitari sono attivamente occupati a migliorare le strategie di cura e di intervento, come possiamo, in quanto protagonisti di una comunità che vuole essere inclusiva, attuare politiche che migliorino significativamente la qualità della vita? Come possiamo perseguire l’obiettivo di vivere in una società sostenibile?

CONOSCERE PER CAPIRE: L’EMPATIA COME STRUMENTO PER CREARE UN MONDO PIU’ INCLUSIVO

La nostra società necessita di cambiamenti profondi nell’organizzazione sociale per aiutare chi è più fragile. Per costruire questi cambiamenti dobbiamo capire come e cosa cambia nella vita degli anziani e in che maniera possiamo promuovere la nascita di rapporti di sinergia tra generazioni diverse sia a livello individuale sia nei luoghi in cui si svolge la vita della comunità. Conoscere l’altro non sulla base di stereotipi negativi o dai numeri e dalle previsioni pessimistiche ma riconoscere nell’altro una storia, una dignità e un volto.

Quale strumento abbiamo per fare questo? Sicuramente l’empatia, il cui concetto è alla base di ogni rapporto che si fonda sulla solidarietà e sulla vicinanza. Le relazioni basate sull’empatia ci arricchiscono e sono i pilastri di una società in cui prevale il benessere di ogni cittadino, anche il più fragile, e che lavora per costruire le condizioni per vivere con dignità. Come ci ricordava Papa Francesco in una delle sue udienze “gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così tratteranno noi”[2].

L’empatia può essere lo strumento giusto per imparare a guardare la vita degli altri con sincera curiosità, mettersi nei loro panni e costruire una società che tenga conto dei bisogni, ma anche delle potenzialità di tutti. Come ricorda il geriatra Marco Trabucchi, presidente dell’AIP[3]: “L’antidoto principale alla dimenticanza e quindi anche alla marginalità, è la capacità di comprendere le differenze”, dunque di conoscere veramente il nostro prossimo e svelare i volti della fragilità.

Perché è importante proporre attività di comunità

Cosa può fare la comunità per aiutare chi, in diversa misura, si trova a convivere con diagnosi di demenza? Esiste un modo per incontrarsi, per rendere visibili questi volti che rischiano di rimanere invisibili? Sì, interessarsi alla vita di tali persone con sincera curiosità e desiderio di conoscere per comprendere la fragilità, con un atteggiamento empatico, che ci permette di immedesimarci nei panni altrui e vedere i volti che stanno dietro ai numeri e ai dati.

Inclusione ed empatia hanno un ruolo centrale. Solo così potremo intraprendere percorsi di comunità che non discriminano, non isolano e non si dimenticano del malato e della sua famiglia. La sostenibilità sociale si costruisce se tutti insieme scegliamo di non escludere e di prenderci cura di chi ha più bisogno restituendo la dignità, il senso di appartenere ad una comunità e la sensazione che la vita valga sempre la pena di essere vissuta.

L’obiettivo è poter creare percorsi che promuovano l’importanza dell’inclusione e dell’empatia, che possano far dialogare tra loro, in un progetto di integrazione, i diversi membri della comunità. La sfida è lavorare sul tessuto sociale, soprattutto sui giovani, per costituire spazi di incontro tra diverse generazioni: da questo incontro trarranno vantaggio sia i pazienti – che si sentiranno meno emarginati e soli – sia chi intenderà contribuire, nel proprio piccolo, a costruire una società che non ignora la fragilità. Per fare questo dovremmo lavorare su tre punti: (i) trovare un luogo sicuro e accogliente per la persona affetta da demenza e i suoi familiari; (ii) usare strumenti innovativi e tecnologici per stimolare la partecipazione e il coinvolgimento di generazioni diverse; (iii) fare in modo che queste relazioni in cui generazioni diverse si incontrano nascano in luoghi che appartengono alla collettività e si svolgano all’interno della stessa, che siano visibili.

Interpretare la realtà usando come chiave di lettura l’empatia ci permetterà di identificarci nell’altro, creare legami solidali e sinceri che sono alla base di una società che voglia dirsi davvero sostenibile. Non possiamo vivere in una società in cui esistono migliaia di persone i cui volti non sono visibili perché vittime di stereotipi e schiave dell’isolamento.Rendiamo visibili quei volti, facciamo vivere loro i luoghi della comunità. Mettiamoci nei loro panni perché nessuna società può dirsi sostenibile se si dimentica di chi è fragile.

Bibliografia

Trabucchi, M. (2016). I volti dell’invecchiare. San Paolo.

Sitografia

https://fpsshare.it/sostenibilita-sociale/?cli_action=1667306638.368

https://www.alzint.org/u/World-Alzheimer-Report-2022.pdf

https://www.salute.gov.it/portale/demenze/dettaglioContenutiDemenze.jsp?lingua=italiano&id=2402&area=demenze&menu=vuoto

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-07/papa-francesco-catechesi-anziani-vecchiaia.html

https://welforum.it/la-sostenibilita-sociale-nellagenda-2030/

https://www.spazio50.org/caffe-alzheimer-un-servizio-per-chi-ha-perso-la-memoria/

[1] Ministero della Salute, portale demenze.

[2] Papa Francesco, Udienza generale, 4.03.2015.

[3] Associazione Italiana di Psicogeriatria. Si occupa dei problemi psichici degli anziani come la depressione, l’ansia, le difficoltà di adattamento, i disturbi cognitivi.