di Ferdinando Tufarelli
 
Ormai da mesi, sappiamo che la scommessa per l’Italia sarà usare le risorse economiche stanziate dall’Europa al fine di stimolare una ripresa economica e sociale, che argini le conseguenze disastrose della pandemia. Questa sfida può rappresentare anche un’importante occasione di rafforzare la fiducia dei cittadini nella politica, nelle istituzioni, per far sì che il popolo si riappropri dei luoghi di confronto delle idee. L’Italia è ora nel mezzo della procedura di definizione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza richiesto dalle istituzioni europee. Dopo quattro giorni di trattative dal 17 al 21 luglio 2020, il Consiglio Europeo ha raggiunto un accordo sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull’associato programma Next Generation EU.
 
Il Programma Next Generation EU prevede di raccogliere fondi sui mercati per impiegarli in programmi volti a favorire la ripresa economica e sociale; complessivamente sono previste risorse per 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi per sovvenzioni e 360 miliardi per prestiti (a fronte di 500 miliardi per sovvenzioni e 250 miliardi per prestiti originariamente previsti dalla proposta della Commissione europea). Nell’ambito del Next Generation EU, il più importante strumento è rappresentato dall’insieme di norme per la ripresa e la resilienza; i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) degli Stati membri potranno essere presentati entro il 30 aprile 2021. La condizione primaria affinché i testi dei piani possano essere considerati ammissibili è che essi facciano parte di un insieme di progetti che definiscano una serie di investimenti a cui devono essere correlate riforme.
 
La strada è in salita. Nella seduta del 12 gennaio il Governo italiano ha approvato la proposta di PNRR (#NextGenerationItalia), che rappresenta «la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del Piano». Il giudizio di Confindustria però è stato netto. Il Presidente Bonomi ha infatti dichiarato che «Non è il progetto adatto a cogliere un’occasione unica». Inoltre, entrando nel merito del Piano durante un’intervista la Corriere della Sera, ha affermato: «Siamo molto critici. Si è arrivati ad approvarlo senza dibattito né confronto».
 
Solo il confronto in Parlamento potrà smentire tale affermazione. Il dibattito e il confronto saranno fondamentali per l’esame della proposta che sarà condotto in Parlamento. È notizia di questi giorni che la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito che durante la crisi di governo si fermerà ogni attività legislativa ed ispettiva. I gruppi parlamentari hanno però stabilito all’unanimità che proseguiranno solamente le audizioni in Commissione sul PNRR presentato dal Governo. Questo è certamente un ottimo segnale: dare la priorità alla ripresa svincolandola dalle vicende del Governo. Il Parlamento esercita il suo ruolo di rappresentanza del paese; agisce da mediatore delle esigenze del paese e dei suoi cittadini diventando sede di confronto e di sintesi. Le audizioni presso la Camera dei deputati, finalizzate ad ascoltare le istanze, le critiche e i suggerimenti, sono iniziate e saranno fondamentali per delineare al meglio un Piano nazionale completo capace di (ri)costruire la struttura del nostro Paese.
 
La Confindustria, nell’audizione resa alla Camera dei deputati, ha evidenziato che nel PNRR si ritrovano indirizzi e misure coerenti con le esigenze del tessuto produttivo, come ad esempio il rafforzamento del Piano Transizione 4.0 e gli interventi in tema di Ricerca, Sviluppo e Innovazione. Allo stesso tempo però Confindustria ravvisa un’allocazione delle risorse solamente per macro-temi e l’individuazione degli obiettivi generali da raggiungere. Mancano quindi i progetti con cui le risorse verranno spese e, per ciascuno di essi, gli strumenti, il cronoprogramma per la sua realizzazione, i costi e gli impatti su PIL e occupazione.
 
La Cgil ha sottolineato, invece, che il Piano nazionale non descrive il modello di governance ribadendo che l’Autorità chiamata a gestire la partita del Next Generation EU sarà fondamentale per garantire al nostro paese la certezza della spesa e quindi dell’esecuzione dei progetti. L’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci), esprimendo il suo generale apprezzamento per il Piano, rileva però che il testo presenta un’ampia articolazione di tematiche e ambiti, sembrando voler accontentare tutti i portatori di interessi e determinando un eccesso di frammentazione di interventi, con il rischio di non determinare il cambiamento necessario. Auspica quindi una maggiore capacità di selezionare obiettivi strategici fondamentali da articolare in grandi programmi nazionali. A tutto questo occorrerebbe aggiungere la limitazione del finanziamento delle politiche ordinarie di spesa concentrandosi piuttosto su politiche straordinarie d’investimento.
 
In questi giorni continueranno ad essere ascoltati i contributi del mondo delle imprese, del sociale e dell’agricoltura. L’Italia è in tempo per entrare a far parte di questo movimento di solidarietà europea, dimostrando di saper rispettare obiettivi e scadenze. Oltre a poter essere di aiuto per riqualificare e innovare le strutture del paese, l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza potrà essere la base per un nuovo rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini mostrando tutta la positività dell’essere europei.
 
Il rispetto dei contenuti indicati dalle istituzioni europee e l’esatta individuazione delle esigenze del nostro paese, saranno strumenti efficaci per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni nazionali, contribuendo a rilanciare l’attività delle imprese. Se fino ad ora gli italiani hanno mostrato una crescente mancanza di fiducia nelle istituzioni dando un’immagine del nostro Paese non coesa, vi è ora la possibilità di lavorare ad una ripresa che possa mettere in risalto il vero spirito italiano. Un momento storico, che offre la possibilità di costruire le fondamenta di una nuova società, è l’occasione di ridare all’Italia un’immagine analoga a quella offerta durante la ricostruzione del secondo dopoguerra e nella creazione delle istituzioni europee.
 
Il Piano nazionale prevede un percorso, delle tappe degli obiettivi da raggiungere (milestones) intervenendo sui sei assi: transizione verde e digitale, crescita inclusiva, coesione sociale e territoriale, salute, rafforzamento della resilienza, politiche per le nuove generazioni. Il contenuto del PNRR dovrà essere in continuità anche con altri atti ed indirizzi europei tra i quali, in primo luogo, le priorità individuate nell’ambito del Semestre europeo e in particolare le Country specific recommendations-CSR, ossia le Raccomandazioni della Commissione europea all’Italia (tra queste, quelle del 2020 dedicate alle sfide poste dall’attuale crisi e quelle del 2019 che restano pertinenti per quanto riguarda le sfide strutturali a medio e lungo termine).
 
Le sei missioni, intese quali aree “tematiche” strutturali di intervento del Piano nazionale, saranno: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Tali macroaree di intervento avranno bisogno di essere valutate dai diversi operatori di settore che potranno offrire un contributo essenziale per la buona riuscita delle riforme. I mesi che intercorrono sino alla scadenza del 30 aprile saranno preziosi per integrare e modificare le scelte effettuate.
 
La sfida non è solo quella di predisporre un Piano nazionale per ottenere risorse, ma di poter ritrovare coesione, un senso di appartenenza al Paese che si possa realizzare in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che migliori le nostre condizioni di vita. L’occasione c’è ed è ora, occorre solo saperla cogliere.