di Marta La Placa
 
Il 5 Dicembre si è tenuto l’incontro organizzato da Comunità di Connessioni dal titolo «Insieme per dare lavoro. Criteri per orientarsi». Il tema, come intuibile, è stato quello del lavoro e delle sue prospettive future. Il dialogo si è svolto tra Ciro Cafiero, presidente della Comunità di Connessioni, Michele Faioli, docente di diritto del lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Marco Bentivogli, coordinatore di Base Italia ed ex-segretario della FIM-CISL, insieme alle domande di alcuni giovani dell’associazione.
 
Fin dall’introduzione spirituale, è stato introdotto il leitmotiv di tutta la discussione: “il lavoro è per l’uomo”, e non il contrario. Durante il dibattito sono state ricordate a più riprese anche le parole di Papa Francesco: uno degli obiettivi sociali più importanti non dovrebbe essere quello di un reddito per tutti, quanto piuttosto quello di un lavoro per tutti. Il lavoro infatti, come affermato anche nella nostra Costituzione (art.4), è fonte di progresso, materiale e spirituale. Dal momento in cui si concepisce il lavoro come un dono per le nostre vite, e non come qualcosa che ci separa dalla nostra dimensione privata e famigliare, allora esso diviene generativo e, superando la mera concezione mercantile, ci forma anche nelle nostre sfere più intime.
 
Il cambiamento a cui stiamo assistendo oggi nel mondo del lavoro non è una novità: era già in corso da prima della pandemia, ma negli ultimi mesi ha sicuramente accelerato. Da tempo ormai si parla di “lavori del futuro”, spesso con il timore che in molti di questi non ci sarà spazio per l’uomo. Tuttavia, secondo i dati del World Economic Forum, siamo prossimi alla creazione di 133 milioni di nuovi posti di lavoro in tutti i settori. Sicuramente dobbiamo educarci a questi nuovi lavori; deve avvenire un cambiamento culturale che coinvolga tutti i livelli di impiego, così da non temere più questo mutamento. Oggi più che mai con l’aumento del lavoro a distanza, sentiamo quello che Marco Bentivogli descrive come “lo scongelamento dello spazio e del tempo negli ambienti di lavoro”.
 
Questa è una via indirizzata a una maggiore autonomia per il lavoratore: una gestione dello spazio e del tempo di lavoro diversa, più responsabile. Il lavoro a distanza implica una fiducia maggiore tra il datore di lavoro e il lavoratore, un rapporto di reciprocità e coordinamento, che non necessita più un controllo costante in un ufficio, ma si basa sulla valutazione degli obiettivi raggiunti. Per il lavoro manifatturiero, è importante imparare a non temere le nuove macchine. Queste, infatti, non sostituiscono il lavoro manuale umano: si integrano con esso. Per questo sia Marco Bentivogli che Michele Faioli hanno insistito tanto sull’importanza del diritto soggettivo alla formazione.
 
Quest’ultimo, specificano, dovrebbe essere applicato a tutti i livelli, in modo continuo nella vita dei lavoratori di qualsiasi tipo e a qualsiasi stadio professionale; un’educazione culturale, a 360 gradi, fondamentale affinché non crescano generazioni di tecnofobi. Possiamo già oggi rafforzare i metodi educativi e formativi esistenti per la protezione dei diritti e doveri dei lavoratori, senza dover per forza rivoluzionare il diritto del lavoro e lo statuto dei lavoratori. Piuttosto, è importante che venga messo in atto un cambiamento culturale che possa farci accogliere i cambiamenti come occasioni e non come minacce, facendo spazio alle nuove frontiere lavorative che non per forza saranno legate all’esistenza di una fabbrica o di un luogo fisso di lavoro.
 
Inoltre, bisognerebbe permettere al mondo del lavoro una maggiore partecipazione organizzativa, integrare le politiche domestiche a quelle europee data la crescente connessione internazionale del mercato del lavoro, e, infine, sarebbe necessario integrare nel modo corretto l’insieme delle politiche attive del lavoro del nostro paese.
 
 

Ecco qui la registrazione dell’incontro: