Nel 1947, Friedrich Hayek e un gruppo di economisti, insoddisfatti delle varie forme di collettivismo e delle economie pianificate centralmente promossi dall’ascesa del socialismo, del comunismo e delle politiche economiche interventiste che stavano guadagnando terreno a metà del XX secolo fondarono la Mont Pèlerin Society. Il loro scopo era quello di far rivivere la tradizione classica dell’economia politica liberale sostenuta da Adam Smith, andando oltre le idee interventiste keynesiane. La chiave della loro missione era una forte convinzione nel potere degli individui, nella protezione dei diritti di proprietà privata e nella promozione della libertà economica, libera dal controllo statale. La libertà personale diventa, dunque, la chiave per sbloccare il potenziale umano, portando all’innovazione, alla prosperità e al progresso. Le idee emerse da questo periodo si sono evolute in un’ideologia conosciuta oggi come neoliberismo.

La libertà individuale, per i neoliberisti, rappresentava un faro di speranza per coloro che apprezzano l’autonomia personale e la capacità di fare scelte senza indebite interferenze: gli individui dovrebbero avere la libertà di perseguire i propri obiettivi e le proprie ambizioni senza violare i diritti degli altri e liberi da inutili restrizioni imposte dal governo.

La Chicago School of Economics, dagli anni 70 in poi, ha svolto un ruolo cruciale nella promozione di questi ideali, principalmente attraverso l’influenza del premio Nobel Milton Friedman, le cui convinzioni si sono radicate nelle nostre culture. Friedman sosteneva tassi di cambio flessibili e riteneva che l’attuazione di un’imposta sul reddito negativa avrebbe effettivamente sradicato la povertà e incoraggiato l’iniziativa individuale. Inoltre, il medesimo ha notoriamente affermato che “la responsabilità principale di una società è aumentare i propri profitti“. Queste idee, che offrivano la promessa di prosperità economica, hanno preso piede durante le presidenze di Ronald Reagan negli Stati Uniti, Margaret Thatcher nel Regno Unito, e ironicamente Augusto Pinochet in Cile. Pinochet, ha dato alcuni di loro un’opportunità per sperimentare e attuare riforme economiche neoliberiste. Hanno sostenuto politiche come la privatizzazione, la deregolamentazione e il libero scambio, in linea con i loro principi neoliberisti.

L’attuazione delle politiche neoliberiste ha innegabilmente prodotto diversi risultati, tra i quali un sostanziale aumento della crescita economica nella nostra società contemporanea. Questa crescita non solo ha portato prosperità, ma ha anche creato opportunità di sviluppo e progresso. I progressi tecnologici hanno, altresì, svolto un ruolo cruciale, trasformando completamente i nostri stili di vita, il lavoro e le interazioni con il mondo. Il continuo progredire della tecnologia ha spianato la strada a scoperte e invenzioni rivoluzionarie che hanno modificato radicalmente l’operare delle industrie e migliorato la qualità della vita di molti individui.

Tuttavia, queste stesse politiche hanno sollevato una serie di preoccupazioni urgenti, quali il crescente divario tra ricchi e poveri, l’indebolimento delle reti di sicurezza sociale e il verificarsi di gravi crisi finanziarie, come quella del 2008. Inoltre, l’incessante ricerca di una crescita economica senza fine ha portato a pratiche insostenibili, esacerbando il degrado ambientale e il cambiamento climatico. Inoltre, i mestieri tradizionali che un tempo costituivano le fondamenta della nostra società sono stati sradicati per fare spazio alle economie su larga scala e al predominio dei marchi globali nelle nostre vite e nei nostri mercati. Un recente rapporto dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, con 57 Stati partecipanti del Nord America, dell’Europa e dell’Asia rappresentando i paesi economicamente più avanzati – OSCE, ha rilevato che la classe media viene sempre più schiacciata e quotidianamente assorbita nella classe di reddito più bassa[1].  Tuttavia, questo rapporto è passato in gran parte inosservato.

Ne è conferma il sistema americano, a lungo visto come simbolo dell’individualismo del libero mercato, e che attualmente sperimenta livelli più elevati di disuguaglianza e una minore mobilità sociale verso l’alto rispetto a molte altre nazioni avanzate. Un esempio chiaro è la crisi finanziaria del 2008 quando i prestiti subprime, titoli garantiti da mutui ipotecari, derivati rischiosi e una regolamentazione inadeguata, hanno portato al collasso del mercato immobiliare e alle turbolenze finanziarie global. Matthew Desmond, sociologo e vincitore del Premio Pulitzer, nel suo ultimo libro, Poverty in America[2], evidenzia che in questi ultimi decenni lo sfruttamento della popolazione impoverita in settori come il lavoro, l’alloggio e la finanza fanno da barriera significativa per alleviare la povertà negli Stati Uniti.

I principi fondamentali del neoliberismo sono senza dubbio positivi per la costruzione di una società giusta, soprattutto quando sottolinea l’importanza dello sviluppo umano, della creatività, dell’imprenditorialità e della sussidiarietà. Tuttavia, in pratica, c’è una forte spinta a trattare questi principi neoliberisti come un’ideologia che idolatra la libertà personale, il libero mercato e il profitto e non lascia alcuno spazio alla generosità, alla reciprocità, alla fiducia reciproca alle relazioni significative che vadano oltre un modello utilitaristico.

Nell’Enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco ha affermato che l’individualismo non porta a una maggiore libertà, uguaglianza o fratellanza. Il semplice perseguimento degli interessi individuali non può garantire un futuro migliore per tutta l’umanità. «Il neoliberismo riproduce sé stesso tale e quale, ricorrendo alla magica teoria del “traboccamento” o del “gocciolamento” – senza nominarla – come unica via per risolvere i problemi sociali. Non ci si accorge che il presunto traboccamento non risolve l’iniquità, la quale è fonte di nuove forme di violenza che minacciano il tessuto sociale».

Papa Francesco crede anche che l’attività imprenditoriale è una vocazione nobile con lo scopo di creare ricchezza e migliorare il nostro mondo. Ha anche sottolineato che ognuno ha la responsabilità di promuovere il proprio sviluppo, che include la ricerca di migliori mezzi economici e tecnologici per aumentare i beni e la ricchezza, come un modo per esercitare la creatività umana, l’ingegno e il coraggio. Per tutto ciò, abbiamo bisogno di un nuovo ordine economico globale che rispetti la dignità di ogni individuo, promuova un progresso equo ed in grado di garantire la protezione del nostro pianeta.

[1] Under Pressure: The Squeezed Middle Class, OSCE 2019, https://www.oecd.org/els/soc/under-pressure-the-squeezed-middle-class-689afed1-en.htm

[2] Poverty, by America, Desmond M., Crown Publishing Group, New York, 2023