Il fenomeno dell’esclusione finanziaria, che con declinazioni differenti rileva tanto nelle economie emergenti e in via di sviluppo che in quelle avanzate, deve essere necessariamente legato al basso livello di educazione finanziaria (c.d financial literacy) che ancor oggi connota la popolazione mondiale.
Una corretta ed adeguata educazione finanziaria rappresenta elemento fondamentale al fine di garantire il diritto dei cittadini alla conoscenza dei razionali su cui deve fondarsi, secondo la disciplina di settore, una sana e prudente gestione del risparmio collettivo, a tutela della stabilità complessiva, dell’efficienza e della competitività del sistema finanziario[1] da parte di soggetti autorizzati ad operare nel mercato finanziario.
In questo contesto, diversi paesi, tra cui l’Italia sono impegnati in politiche socioeconomiche volte alla progettazione e/o implementazione di una strategia nazionale per l’educazione finanziaria.
L’interesse pubblico al conseguimento di un adeguato livello di alfabetizzazione finanziaria, termine con cui si fa riferimento all’insieme di consapevolezza, conoscenze, competenze, atteggiamenti e comportamenti in materia finanziaria, necessari alla realizzazione di decisioni finanziarie valide e in definitiva al raggiungimento del benessere finanziario individuale [2], ha trovato riscontro negli sforzi compiuti negli ultimi anni da Governi e autorità nazionali di settore (Banca d’Italia, Consob, Covip), i quali hanno messo in campo strumenti di monitoraggio e iniziative per sostenere lo sviluppo di una corretta conoscenza da parte dei cittadini del fenomeno finanziario e delle prassi che sovraintendono ad una corretta gestione del risparmio.
A questo scopo, assume rilevanza l’Indagine sull’Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani (IACOFI), condotta da Banca d’Italia che, seguendo la metodologia OCSE-INFE, la quale definisce un indicatore di competenze finanziarie in base a tre pilastri: conoscenze, comportamenti e attitudini. Il rapporto sull’ultima Indagine 2020[3], pur confermando per l’Italia un punteggio stabile in termini di indice complessivo (ranking 11,2 su una scala da 1 a 21) e una posizione di coda nel confronto internazionale (25-esima posizione su 26 paesi analizzati), rispetto alle rilevazioni del 2017 mostra un significativo miglioramento nella componente delle conoscenze e dei comportamenti finanziari, confermando l’efficacia delle iniziative di sensibilizzazione messe in campo da una pluralità di soggetti pubblici e privati e la crescente attenzione politica sulla promozione di comportamenti finanziari ispirati al senso della responsabilità.
Affinché i lavori di analisi consentano di attendere lo scopo di elaborare interventi di policy efficaci e tempestivi nella produzione degli effetti migliorativi sperati, il dato sul valore medio nazionale suggerito dalle indagini statistiche va interpretato tenendo conto della sua correlazione con i fattori sociodemografici che consentono di interpretare qualitativamente lo stesso.
Per il caso italiano, a spiegare in modo più significativo il divario riscontrato su tutte le componenti dell’alfabetizzazione è innanzitutto il fattore istruzione, laddove i titolari di un diploma universitario o PhD esibiscono un più elevato grado di preparazione e di competenze rispetto alle tematiche finanziarie.
Il divario di genere, riscontrato in modo più significativo sulla componente conoscitiva, ha valore segnaletico rispetto all’ancora troppo bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro e sui suoi effetti sul grado di indipendenza finanziaria delle donne italiane.
I risultati, se confrontati con il dato attitudinale da cui emerge una bassa attenzione dei giovani nei confronti delle tematiche di lungo periodo, tra le quali il risparmio precauzionale, consentono di comprendere la lungimiranza di proposte che richiamano alla necessità di introdurre l’educazione finanziaria all’interno dei programmi formativi dell’istruzione primaria e secondaria.
In questo senso, iniziative come il Protocollo di Intesa sottoscritto nel 2021 dal Ministero dell’Istruzione e dalla Banca d’Italia per il potenziamento dell’educazione finanziaria e della cittadinanza sociale nelle istituzioni scolastiche, così come l’implementazione della Strategia e del Programma nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale e il Financial competence framework for adults in the European Union del 2022 (progetto congiunto della Commissione Europea e dell’OCSE), rappresentano interventi di indirizzo che richiamano alla necessità da parte del settore istituzionale di promuovere continuativamente prassi che, opportunamente coordinate e armonizzate con i quadri normativi e di vigilanza predisposti dalle autorità di settore, consentano di rafforzare l’inclusione finanziaria e promuovere il benessere finanziario ed una piena uguaglianza degli individui.
Si comprende dunque, come un’interazione in senso cooperativo e collaborativo tra mondo della finanza e cittadinanza, ispirato al principio della condivisione del rischio, si ponga quale presupposto fondamentale alla stabilità dello stesso sistema finanziario che, declinandosi in un rinnovarsi di rapporti contrattuali fondati sulla fiducia e sulla affidabilità tra e dei suoi componenti, riconosce nella causa sociale del suo operare, ovvero nella tutela pubblica del risparmio collettivo e in un’efficiente allocazione delle risorse, la sostenibilità dei rapporti economici all’interno delle società democratiche.
[1] Il riferimento è all’art. 5 del Testo Unico Bancario
[2] Definizione OCSE, in Raccomandazione del Consiglio sull’alfabetizzazione finanziaria pubblicate nel 2021
[3] “L’alfabetizzazione finanziaria degli italiani: i risultati dell’indagine della Banca d’Italia del 2020” D’Alessio, De Bonis, Neri, Rampazzi.