di Arturo De Vita
Nell’ottobre 2021 a Glasgow, la Cop26, l’annuale conferenza dell’Onu sul clima, si è aperta ponendo l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature globale a 1,5 °C, mediante una serie di interventi su taglio delle emissioni, decarbonizzazione e deforestazione.
Secondo lo State of the Global Climate 2021, il rapporto annuale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, gli ultimi anni sono stati i più caldi da quando ci sono rilevazioni scientifiche. Il vertice internazionale, purtroppo, si è concluso senza alcun accordo concreto in merito, principalmente per l’atteggiamento preclusivo di alcuni paesi, quali Cina ed India.
Il problema del contenimento della temperatura terrestre non può essere affrontato solo in modo “globale” ed impone ad ogni singolo Stato, ente regionale e locale, comunità di creare le basi per azioni volte ad una maggiore vivibilità e sostenibilità dei luoghi prossimi ai cittadini.
Con l’enciclica Fratelli Tutti, Papa Francesco disegna una nuova concezione di prossimità, che non si nutre di un mero rapporto di interesse tra “il forte” ed “il debole”, dove il primo può limitarsi a vivere l’altro come soggetto da assistere, ma che impone di mettere in gioco sé stessi, in quanto persone e non invece per il ruolo assegnato, nella costruzione di una relazione paritaria in uno spazio condiviso. Le parole di Francesco sono chiare: «l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro».
Seguendo tale logica non siamo più semplicemente chiamati a chiederci chi sia il nostro “prossimo”, ma siamo chiamati a farci “prossimi” di ogni altro.
In questa direzione, l’esigenza e il bisogno di contenere l’inquinamento globale e migliorare i livelli di vivibilità delle comunità mediante una rigenerazione ambientale sono particolarmente sentiti in Italia. Nel nostro Paese i progetti realizzati da aziende private con la collaborazione di enti pubblici, volti alla piantumazione di alberi in aree dismesse e centri urbani, sono in rapido aumento.
Con il rapporto Albero dopo Albero[1], Legambiente ha censito oltre 120 macro-progetti che interessano 585 ettari e prevedono la piantumazione di 450mila alberi. Il generare nuove aree verdi comporta diversi effetti positivi anche economici, dalla regolamentazione del clima ai servizi culturali e turistici, stimati in 2,6 milioni di euro l’anno. Ad oggi, solo una minima parte di queste iniziative è stata realizzata nelle Regioni del Mezzogiorno, circa il 4%.
I progetti in essere interessano sia le piccole aziende, che investono in parchi di prossimità, che le grandi corporate che mettono a bilancio la messa a dimora di migliaia di alberi. In questo contesto, le aree delle città metropolitane italiane si caratterizzano per la presenza di numerose imprese, alti livelli di inquinamento dovuto al consumo della CO2, bassissima presenza di aree destinate a verde e percentuale di suolo edificato altissima rispetto ai territori comunali.
Il degrado ambientale ed alto livello di inquinamento delle aree urbane non può essere ascritto esclusivamente alle imprese, le quali, tramite la loro attività, hanno creato nel corso degli anni uno sviluppo produttivo in grado di garantire posti di lavoro ed il conseguente miglioramento della vita della popolazione.
Allo stesso modo, in virtù dell’innalzamento preoccupante dei livelli di inquinamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici, le aziende e gli enti pubblici italiani sono chiamati ad agire in modo di garantire una migliore vivibilità dei luoghi in cui sono ubicate, dei lavoratori e dei cittadini, in un più ampio contesto di sostenibilità ambientale, ispirata dal principio di prossimità e della bellezza ambientale.
Le comunità e le attività produttive devono porsi l’obiettivo di perseguire progetti volti al taglio delle emissioni di CO2, costituendo parchi urbani nelle stesse aree in cui vivono, senza pregiudicare i sistemi produttivi. Il sistema produttivo non deve limitarsi solo a piantare alberi, ma deve impegnarsi a garantire che quegli alberi rimangano e generino nel tempo un valore da restituire alla comunità e all’ambiente.
Tali interventi di rigenerazione avranno l’effetto di compensare l’emissione di CO2 prodotte dalle aziende, in una prospettiva di alleanza tra le esigenze produttive aziendali ed i bisogni dei cittadini e dei lavoratori stessi. L’obiettivo è quello di restituire una parte del valore generato dalle attività produttive del Paese ai territori, laddove ce n’è più bisogno.
L’impatto sul benessere e la qualità della vita delle persone delle zone verdi urbane e periurbane è di particolare importanze comportando notevoli benefici. L’aumento di queste aree ha un impatto molto rilevante in termini di assorbimento di CO2 e polveri sottili, mitigazione dell’inquinamento acustico, contenimento delle ondate di calore e delle alluvioni cui le città sono particolarmente esposte a causa della densità degli edifici e dell’impermeabilità del suolo.
Il PNRR prevede lo stanziamento di notevoli fondi per la tutela dell’ambiente[2]. Le amministrazioni pubbliche sono dunque chiamate ad incentivare progetti a tutela dell’ambiente, agevolando i percorsi già intrapresi da molte aziende italiane e sollecitando anche le comunità locali e ogni singolo cittadino a dare vita a opere di rigenerazione ambientale nei luoghi da loro vissuti.
Per rendere più efficaci i progetti di rigenerazione ambientale di prossimità si possono individuare tre punti: 1) La previsione di bonus fiscali per i soggetti che intendano realizzare interventi di rigenerazione ambientale nelle aree delle città metropolitane italiane; 2) L’erogazione di finanziamenti pubblici a fondo perduto per i progetti realizzati in comuni che si evidenziano per l’alta percentuale di consumo del suolo in base al loro territorio, in base ai rapporti annuali ISPRA; 3) L’obbligo per le aziende di grandi dimensioni e per i consorzi industriali di realizzare, in prossimità dei propri stabilimenti, parchi urbani che possano essere fruiti sia dai lavoratori che dai cittadini. I parchi urbani dovranno essere realizzati in proporzione alla grandezza degli stabilimenti produttivi.
Un sistema riformato in tale direzione, oltre a portare un beneficio diretto alla limitazione dell’emissione inquinanti, comporta anche l’incremento di aree urbane verdi, consentendo alla popolazione di vivere la bellezza ambientale in una condizione di prossimità.
[1] Per approfondire si veda http://www.mosaicoverde.it/
[2] Per approfondire si veda temi.camera.it/leg18/temi/piano-nazionale-di-ripresa-e-resilienza.html