di Alessia Troni*

Le tematiche riguardanti la salute e l’organizzazione dell’assistenza sono rimaste a lungo relegate a tavoli tecnici, accessibili esclusivamente agli addetti ai lavori. Ai cittadini restava la percezione finale del risultato: un sistema indebolito e differenziato, da Regione a Regione, per accessibilità e qualità delle prestazioni, con casi di malasanità e scandali.

 

La fase pandemica ha aperto uno scenario inaspettato. Nella gestione del Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza (PNRR), si offre l’occasione per aprire una riflessione e attuare azioni che ruotano attorno ai concetti di salute, persona, comunità e prossimità. La salute, a lungo intesa quale stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, è oggi sempre più declinata nella dimensione dinamica del rapporto imprescindibile tra individuo e ambiente. La salute si genera e si vive all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana, si realizza attraverso la cura di sé stessi e degli altri.

 

Per questo, i bisogni di salute, alla base della programmazione e dell’azione delle istituzioni, devono essere letti non solo in relazione all’assistenza sanitaria, ma altresì come istanze individuali e collettive correlate al lavoro, all’adeguatezza dei trasporti, all’accessibilità ai servizi sociali, alle condizioni ambientali salubri e vivibili. La tutela della salute si realizza attraverso un percorso dinamico che accompagna l’individuo, si adatta costantemente ai mutamenti e trova la propria realizzazione nello strumento del dialogo tra le istituzioni, gli enti preposti all’assistenza, le comunità e gli individui.

 

In questo rapporto dialogico hanno valore gli studi e le analisi epidemiologiche, anche territoriali, che valutano le istanze e i bisogni delle comunità, avendo cura delle complessità che le caratterizzano sia in termini di bisogni immediatamente emergenti che non emergenti, ciò al fine di consentire di assumere decisioni adeguate, in relazione all’organizzazione dell’assistenza, dei servizi, anche socioassistenziali, e di informazione. All’analisi dei bisogni oggettivamente rilevabili, si deve affiancare l’ascolto delle persone per costruire un sistema dinamico e, al contempo, dialogico.

 

In questo contesto, il tema dell’informazione sui temi della prevenzione e dell’assistenza assume un ruolo cruciale. Un sistema di informazione volto a supportare gli individui nella selezione delle corrette fonti di informazione e animato dall’interesse di ridurre le asimmetrie informative sulle prestazioni e alle relative possibilità di accesso, determina un percorso di consapevolezza individuale e di comunità rispetto ai temi della salute. Un modello informativo ben impostato crea un costante rapporto dialettico tra comunità e persona, anche al fine di attenuare gli effetti e le ricadute negative determinate dalla condizione sociale e dalla percezione di solitudine.

 

Le solitudini, con riferimento ai temi della salute, determinano il mancato o il tardivo accesso alle prestazioni sanitarie, ma anche paure, diffidenze, incomprensioni rispetto alle scelte di politica sanitaria, minando, di fatto, il rapporto di fiducia tra istituzioni e individui nonché tra individui e comunità. Dovrebbero essere intraprese azioni volte costruire spazi di dialogo e di relazione, dove la persona possa non sentirsi sola nelle scelte che riguardano la propria salute o i percorsi di cura. Si tratta di individuare azioni che abbiano la capacità spostare il baricentro sulla necessità di relazioni, di cooperazione e di solidarietà.

 

La riorganizzazione del sistema sanitario nazionale che si sta avviando, in ragione del PNRR, è incentrata sui concetti di comunità e di prossimità: casa come primo luogo di cura, case di comunità, ospedali di comunità. Tale riorganizzazione mira a combinare più efficacemente strutture, management e persona nel percorso di presa in carico. Emerge l’idea che la persona nel proprio percorso di cura si trovi sempre in un contesto protetto (la casa). Il medesimo impiego del termine “casa” evoca i legami e le relazioni che la animano e la popolano. La presa in carico del paziente, secondo questa impostazione, presuppone un programma personalizzato, coordinato e volto alla promozione e alla crescita dell’individuo ispirata ai principi della dignità umana. Ciò passa anche attraverso la costruzione di reti di assistenza multidisciplinari e multiprofessionali animate da spirito di condivisione, di ascolto e da un atteggiamento di “simpatia” verso la persona in cura. La sfida pertanto è far si che questi luoghi diventino luoghi per costruire relazioni dove la prossimità, da dato geografico, diventi atteggiamento verso la persona.

 

Gli attori fondamentali di questo rilancio verso il futuro sono le istituzioni pubbliche e private, anche del terzo settore, le case di cura, i centri di ricerca e le case farmaceutiche, mossi da interessi plurali. Sarebbe auspicabile, però, che le nuove sfide di riforma fossero animate e regolate dai principi fondamentali della nostra carta costituzionale, alla luce dei quali gli spazi della cooperazione costruttiva riescano a contemperare in maniera equa e trasparente tale pluralità di interessi Tutto questo richiede un percorso di dialogo aperto ispirato ai principi di universalità, uguaglianza ed equità, alla base del nostro Sistema Sanitario Nazionale.. In questo modo si determinerebbe uno sviluppo sano delle istituzioni coinvolte senza prevaricazioni o sostituzioni improprie nell’esercizio di funzioni e si garantirebbero standard di assistenza omogenei sul territorio e tra strutture.

 

*Il testo è stato pubblicato nel Dossier di ottobre di Vita Pastorale curato da Comunità di Connessioni