La cronaca ha fatto del “price cap” una locuzione ricorrente. Possiamo definirlo come «un metodo di regolazione dei prezzi di un certo servizio pubblico volto a vincolare il tasso di crescita di un aggregato di prezzi o tariffe[1]». Il regolatore (lo Stato) stabilisce il massimo saggio a cui un insieme di prezzi è autorizzato a crescere, e spesso la durata di questo vincolo è legata ad un certo intervallo temporale. La sua applicazione, infatti, mira ad evitare le distorsioni della regolazione dei prezzi.

Un tema attuale, sul quale si dibatte da diversi mesi, è un price cap precisamente finalizzato a regolamentare il mercato del gas. Risulta evidente che il problema principale per raggiungere questo obiettivo è definire l’ambito e i confini su come lo Stato dovrebbe intervenire, individuando soprattutto i percorsi e gli strumenti pratici per raggiungere questo scopo.

Recentemente la Commissione europea si è pronunciata sulla questione e ha preparato la prima bozza di schema legislativo sul tetto al prezzo del gas: si propone, in sostanza, un price cap “dinamico e temporaneo al gas «per evitare un’eccessiva volatilità dei prezzi e prevenire picchi estremi sul mercato dei derivati energetici».

La formula di un price cap dinamico è distante dalle iniziali proposte, che disegnavano un price cap standard: lo schema della bozza non è “rigido”, e quindi non congela il naturale incontro tra domanda ed offerta. Fissa, infatti, un valore massimo oltre il quale non si può scambiare, introducendo una forbice entro la quale il prezzo può oscillare.

In altre parole, a partire dal coefficiente del prezzo del gas viene determinato un intervallo con una soglia minima ed una massima. La commercializzazione è poi consentita solo all’interno di questo range. L’obiettivo dichiarato risulta quindi quello di limitare le brusche oscillazioni di prezzo e le relative impennate delle quotazioni.

Gli obiettivi perseguiti dal progetto Ue sono chiari ed espliciti, come risulta evidente nel documento presentato dalla Commissione europea Schema di un meccanismo di correzione del mercato del gas, da cui si legge che «il meccanismo di correzione del mercato deve soddisfare due criteri fondamentali; fungere da strumento efficace contro prezzi del gas eccessivi e straordinariamente elevati» ed «essere attivato solo se i prezzi raggiungono livelli eccezionali (…)».

Da questo si evince che il vincolo sul prezzo non può essere la vera soluzione, ma che questa misura risulta logicamente essere il primo tentativo per arginare il prezzo negli specifici sopracitati casi previsti.

Ciò premesso, appare difficile che possa esserci unanimità sul seguire questo indirizzo. Infatti, i Paesi Ue si presentano divisi circa l’opportunità di introdurre questo meccanismo: da un lato ci sono paesi europei – tra cui l’Italia – che vorrebbero decisamente frenare l’impennata del prezzo del gas; dalla parte opposta, pur condividendo in sostanza la necessità di porre un argine a un aumento indiscriminato del prezzo del gas, c’è chi si oppone ad un intervento di questo tipo perché teme la reale possibilità che i fornitori indirizzino i loro carichi verso mercati alternativi che, non avendo vincoli al prezzo di vendita, sono per questo in grado di assorbire la quasi totalità della produzione di gas.

Tuttavia, c’è da considerare che la prevista temporaneità e conseguente dinamicità del price cap proposto potrebbero indurre gli Stati a raggiungere un accordo.

C’è chi ritiene, sulla base di una recente analisi dell’OIES (Oxford Institute for Energy Studies), che se la misura correttiva fosse perfezionata rischierebbe di risultare inefficiente. I sostenitori di questa tesi affermano che la responsabilità del prezzo alto del gas è diretta conseguenza di un netto squilibrio fra domanda e offerta dovuto alle congestioni sulle rotte di importazione del combustibile anziché a presunte speculazioni finanziarie. Quindi un price cap sul TTF (Title Transfer Facility, il mercato all’ingrosso del gas naturale tra i più grandi e liquidi dell’Europa continentale) potrebbe causare un peggioramento della crisi energetica, risultando così inefficace e rischioso da un punto di vista sociale ed economico.

Per una efficace risoluzione del problema, al di là dello strumento in sé che mira a correggere distorsioni imprevedibili del mercato, occorre un allineamento degli obiettivi a livello internazionale. La questione, infatti, richiederà un metodo più coordinato da parte degli Stati membri attraverso gli acquisti comuni di gas, mentre in parallelo si dovranno proseguire politiche di riduzione della domanda nel tentativo di stabilizzare il prezzo.

Il tema rimane molto delicato: pur riconoscendo che l’introduzione del price cap secondo la proposta in discussione nella Ue può essere interpretata come una forzatura economica, questa misura, se adottata, risulterà la più consona e la più efficace per salvaguardare il potere di acquisto delle fonti energetiche da parte dei ceti economicamente più deboli. Che, di fronte ad un aumento esponenziale dei prezzi del gas, si troverebbero automaticamente nella condizione di non poter usufruire di un bene indispensabile.

[1] https://www.treccani.it/enciclopedia/price-cap_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/