Comunità deriva da “communitas”. In filosofia, sociologia e filosofia del diritto molti autori hanno cercato di definire il significato di comunità a seconda dalle scuole di pensiero. Eppure, nel sentire collettivo il senso di comunità – e di appartenenza ad una comunità – spesso viene smarrito.
Cosa significa per noi oggi comunità? Al di là delle definizioni, non c’è dubbio che “comunità” indichi una relazione forte che coinvolge più individui nella loro totalità. Comunità come reciprocità di donazione, ovvero di una relazione di “dare-darsi”, dove la propria identità non si perde, ma fa spazio all’altro nel donare.
Nella dottrina sociale della Chiesa, la comunità è proprio il luogo dove da individuo si diventa “persona”, il luogo dove l’io si realizza nella propria totalità. Senza questa relazione di dono e di cura comunitaria, l’individuo è incompleto, come è stato dimostrato dall’attuale crisi dell’individualismo e della globalizzazione. Lo sottolineava già Giovanni Paolo II: l’uomo non può essere ridotto a «un semplice elemento e una molecola dell’organismo sociale»[1], secondo «una visione individualistica o massificata»[2]. Ma, come scriveva Pio XII, «gli individui non ci appaiono slegati tra loro quali granelli di sabbia; ma bensì uniti in organiche, armoniche e mutue relazioni»[3]. Come teorizzato dal personalismo comunitario di pensatori come Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, ma anche da Edith Stein, Dietrich von Hildebrand e altri, ci serve una comunità per realizzarci e diventa «impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni»[4].
È proprio la comunità come “relazione di dono” e cura ad emergere oggi spontaneamente nei territori. Come notava Bauman, «oggi la comunità è considerata e ricercata come un riparo dalle maree montanti della turbolenza globale»[5]. Oggi abbiamo molti esempi di “comunità” e non dobbiamo mai stancarci di tenere viva in noi la volontà di donarci alla nostra comunità e la consapevolezza di ciò che riceviamo ogni giorno dalla comunità.
Non basta la condivisione territoriale per sentirsi parte di una comunità, ma occorre coltivare la fraternità e l’amicizia sociale per cambiare «questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza»[6]. Comunità di Connessioni, ad esempio, offre uno spazio comunitario dove è possibile sperimentare questo senso di appartenenza e, da questo, imparare a “pensare politicamente”. Anche le comunità urbane presentano oggi molti esempi di relazione di dono e cura tramite i “social districts”, dove il senso comunitario non nasce da solo dal condividere le stesse piazze, strade, scuole e parrocchie. Nei “social districts” le persone si prendono cura insieme del quartiere, degli spazi comuni e dei problemi della comunità. Inoltre, creano spazi di socialità e condivisione. Infine, un esempio di comunità per la “casa comune” sono le comunità energetiche, nella speranza che riescano ad essere enzimi di transizione ambientale e sociale, risvegliando il senso di comunità nel prendersi cura dell’ambiente e del fabbisogno energetiche, poiché “tutto è connesso”.
[1] Papa Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, 1991
[2] Papa Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 1991
[3] Pio XII, Summi Pontificatus, 1939
[4] Papa Francesco, Fratelli tutti, Capitolo terzo, paragrafo 89.
[5] Z. Bauman, Voglia di comunità, Roma-Bari 2001.
[6] Papa Francesco, Fratelli tutti, Capitolo primo, paragrafo 12