Oggi vi raccontiamo una storia particolare, di ampio respiro internazionale e umano, che ci fa riflettere su come la solidarietà sia un vincolo capace di legare persone in qualunque parte del mondo, al di là della condizione economica e sociale. 

Tutto inizia con una mail di Mark Jason, un giovane allenatore del team paraolimpico malaysiano. Mark nel testo del messaggio racconta come durante i mesi passati “Covid-19 ha insegnato al mondo una lezione molto significativa”. Infatti, continua dicendomi: “Oggi, siamo tutti nella stessa categoria. Non siamo né ricchi né poveri, i nostri oggetti di lusso non hanno valore, cibo semplice e salutare è abbastanza per vivere, abbiamo tempo da spendere con la famiglia, non ci sono più esami, possiamo lavorare da casa, i proprietari di piccoli business hanno sviluppato la vendita online, l’inquinamento è sceso drasticamente ma cosa più importante abbiamo imparato come co-esistere, come con-vivere e amarci gli uni gli altri”. 

Con questa consapevolezza, grazie al supporto di altri volontari come i componenti dell’Osai Foundation, Mark ha deciso di spendere le proprie energie e la sua voglia di fare per aiutare gli abitanti della zona di Kuala Lumpur. L’energia di Mark coinvolge altre persone, a partire dai suoi genitori, passando per gli insegnanti e gli alunni del “Help Community and Learning Center” che si aggiungono ad una quindicina di altri volontari. Grazie a questa mobilitazione, il gruppo fornisce supporto e alimenti alle famiglie dei rifugiati e ai senzatetto della zona. Le famiglie assistite provengono principalmente da Sri Lanka, Bangladesh, Pakistan e Myanmar, spesso sono composte da madri single che scappano da violenze domestiche e si prendono cura da sole dei propri figli. Troppo spesso questi nuclei familiari vivono in condizioni di grave disagio economico e sociale. Per questo l’idea di Mark è di non fermarsi ad un primo aiuto alimentare: vorrebbe estendere la propria azione, se sarà possibile in base alle forze e ai fondi disponibili, per rispondere ai diversi bisogni presentati dalle famiglie. 

Ad oggi i volontari, grazie alle donazioni raccolte, possono ad esempio pagare le bollette e i conti di casa oltre alla spesa. Mark e i suoi amici non si sono accontentati di aiutare solo queste persone, ma sono riusciti a raggiungere anche qualche orfanotrofio, in particolare una struttura che accoglie bambini con bisogni educativi speciali. Infine, la loro mobilitazione è riuscita a raggiungere il Sg. Buloh Hospital, dove tutto il personale sanitario sta combattendo in prima linea la battaglia contro il virus e merita di non essere dimenticato. 

L’entusiasmo e la vivacità di Mark sono sorprendenti. Nonostante la distanza e l’estraneità, il calore della sua azione traspare dalle parole della mail. Dopo avermi raccontato i vari dettagli dell’iniziativa, chiude la nostra corrispondenza con questa riflessione: “Questa pandemia mi ha reso una persona migliore e mi ha permesso di accrescere il mio impegno di filantropia”. Subito dopo richiama l’attenzione sulla nostra responsabilità personale, in particolare per noi giovani, perché “noi siamo quelli che possono cambiare il corso del gioco, dobbiamo nutrire tutti, per poter costruire un mondo orientato alla pace e all’armonia tra le persone. Dopo questa pandemia ci troveremo a vivere in un mondo diverso”. Mark ne è convinto. Tutto questo è stato reso evidente grazie alle manifestazioni di umanità e le iniziative nate nel suo paese in questi mesi.

Quanto raccontato è valido per tutti, per noi in Italia, come ci hanno testimoniato le storie raccontate in queste settimane, così come per Mark e i suoi amici dalla Malaysia che oggi sentiamo meno lontani. Se desiderate scoprire di più sull’iniziativa o se volete contribuire, non fatevi problemi a contattare Mark Jason. Di seguito i suoi recapiti: Instagram id- markjason_mj; Facebook id – mark Jason MJ 

Ecco Mark e altri volontari all’opera: