di Marco Fornasiero

Ormai da più di un mese il mondo non è più lo stesso. Certo, di conflitti ce ne sono molti, ma quello in Ucraina ci coinvolge da vicino, non tanto per la sua vicinanza territoriale quanto perché risveglia nella memoria degli europei l’immagine dei blocchi contrapposti che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra.

Si avverte vicina la guerra in atto, non solamente per la crisi umanitaria che ha causato – l’UE ha già accolto più di tre milioni di ucraini – ma anche per l’impatto sulla sicurezza, la difesa europee e la crisi energetica che si è aperta. Lo scoppio della guerra e le problematiche ambientali sottese sono dunque il filo rosso che ci guiderà in questa analisi.

Proprio il 7 marzo, infatti, il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega al Green Deal, Frans Timmermans, ha affermato, durante una audizione alla Commissione ambiente del Parlamento Europeo, che se non verranno prese azioni per contenere l’aumento della temperatura, i conflitti nasceranno ovunque. Oggi più del 50 % delle guerre è collegato per diverse ragioni a problematiche legate al clima e al suo cambiamento.

Il problema dell’innalzamento dei prezzi dell’energia in Europa non nasce con l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, quest’ultimo ne ha solo amplificato gli effetti. Ad oggi, infatti, i prezzi del gas hanno registrato un aumento del 200%, con conseguente limitata capacità di stoccaggio a livello europeo.  Nonostante la produzione interna di fonti energetiche rinnovabili sia aumentata significativamente negli ultimi anni, l’UE è ancora dipendente dalle importazioni di gas, petrolio e carbon fossile (per quanto riguarda il gas, l’UE nel 2021 ha importato il 45% delle forniture dalla Russia).

È per questo che la Commissione ha pubblicato, a cominciare dal 13 ottobre 2021, diversi provvedimenti al fine di limitare l’innalzamento dei prezzi dell’energia. Tra tutti la comunicazione REPowerEU, pubblicata l’8 marzo al fine di rendere l’UE indipendente dalle importazioni di gas russo prima del 2030 e accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Il documento non consiste in un aggiornamento della toolbox del 13 ottobre, ma presenta alcuni provvedimenti chiave, come la diversificazione delle forniture di gas e la riduzione ulteriore della dipendenza da combustibili fossili nelle abitazioni, nell’industria e a livello di sistema energetico. Prevede, inoltre, l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili come il biometano, l’idrogeno, l’energia eolica e solare e una maggiore diffusione delle pompe di calore. La comunicazione è stata poi integrata da una proposta di regolamento sullo stoccaggio del gas e da una comunicazione sulla sicurezza dell’approvvigionamento e sui prezzi accessibili dell’energia, entrambe pubblicate dall’Esecutivo UE il 23 marzo 2022.

Nell’ultimo episodio di “Parole in connessione”, il podcast di Comunità di Connessioni, lo abbiamo ribadito: la guerra in Ucraina ha fatto emergere le lacune europee nella gestione della propria politica energetica, soprattutto con riferimento alla sicurezza dell’energia, ma anche la pronta capacità di reazione degli Stati membri e delle istituzioni europee stesse. La crisi energetica non può essere risolta a livello nazionale, saranno fondamentali le interconnessioni per la condivisione di energia tra i diversi Stati membri, a cominciare da Paesi come la Spagna che godono di un sistema energetico molto differenziato e avanzato soprattutto nelle energie rinnovabili. Rimane aperta la partita della governance che sarà determinata dalla risposta che gli Stati membri e le istituzioni europee sentiranno di darsi.

Le guerre, come tutte le crisi, possono rafforzare o indebolire gli attori del conflitto e l’UE ha dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, di saper reagire alle crisi. Basti ricordare la risposta europea al coronavirus con il NextGenerationEU – la nascita di un debito comune europeo – un tassello importante per il dibattito sulla riforma del patto di stabilità e crescita.

La gestione dell’energia e la gestione della sicurezza, potrebbe far compiere alla stagione delle riforme, inaugurate con la Presidenza di David Sassoli al Parlamento Europeo, un ulteriore passo verso un NextGenerationEU per il clima. Tuttavia, come ha affermato anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, il 23 marzo al Senato della Repubblica, occorre finanziarla da risorse europee a sostegno del clima, dell’energia e della difesa. La storia sembra ritornare. Le origini del progetto europeo, con la nascita nel 1951 della Comunità economica del carbone e dell’acciaio – CECA, si fondavano proprio sull’esigenza di porre in comune le risorse energetiche.