«Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale». Iniziava così il discorso di inizio anno del papa ai diplomatici accreditati in Vaticano. In effetti, ogni mese, la situazione internazionale sembra precipitare ancora più in basso. Una spirale alimentata anche dall’ultimo barbaro attentato a Mosca in cui sono state trucidate circa 150 persone.

Emergono tre elementi, tutti collegati, che proviamo a mettere in fila: il contesto internazionale, la democrazia con le elezioni, la fraternità.

Nessuno, infatti, sembra capace di arrestare questa degenerazione, che mostra tutti i limiti delle istituzioni dell’ordine internazionale in cui le due visioni diverse della società e del mondo, quella democratica-liberale e quella totalitaria, hanno smesso di ricercare terreno comune. Così, sia gli Stati democratici, sempre di meno, sia quelli totalitari, sempre più aggressivi, cedono terreno alle proprie debolezze. I primi rispetto alla ricerca del consenso facile, sempre più subordinato ad un pensiero debolissimo e schiacciato sulle necessità economiche, trascurando del tutto un disegno di sviluppo materiale e spirituale dell’essere umano e della società. I secondi, invece, rispetto alla violenza e alla brama di imporsi come ‘padroni’ del globo e ribaltare decenni di subordinazione politica ed economica all’Occidente.

Sappiamo che l’Occidente ha due emisferi, quello europeo e quello statunitense. Qui potrebbe trovarsi la chiave di svolta nella situazione geopolitica. L’Unione europea dovrebbe ricercare una soggettività che la sua classe politica non è in grado di esprimere. Non lo è Macron, che sembra spingere la Francia verso il conflitto, e neanche Sholz, con le sue posizioni ambigue. Anche in sede di Consiglio europeo, non sempre si riesce a trovare una sintesi coerente tra le diverse Nazioni del continente. Fino ad oggi sembra che l’emisfero statunitense condizioni, da un punto di vista culturale, le elaborazioni e le tendenze sociali in Europa, con un effetto sulle decisioni politiche. Appare necessario un cambio di passo. Vediamo in che senso.

Il 2024 è un anno chiave per le democrazie, perché sono chiamati alle urne i popoli di diversi Stati nel mondo (dopo il Portogallo e la Russia, voteranno Corea del Sud, India, Sud Africa, Messico, Unione europea, Germania, Brasile e Stati Uniti). I risultati di queste elezioni potrebbero premiare atteggiamenti ‘imperialisti’ negli Stati emergenti e ‘conservatori’ nelle democrazie più antiche. Assistiamo quindi a un momento di passaggio in cui si gioca l’equilibrio del nuovo ordine internazionale. In questa fase, noi Europei abbiamo una grande responsabilità, perché rappresentiamo la società più abituata a un pensiero complesso e a una disfida democratica ragionata e razionale. Ciascuno di noi ha l’occasione, di qui fino alle elezioni europee, di mettere in gioco le proprie capacità e l’impegno culturale affinché la semplificazione, la polarizzazione e la radicalizzazione delle questioni politiche non prevalga.

Ciò è cruciale anche in un’ottica di lungo periodo. È possibile coltivare l’ambizione di disegnare un nuovo paradigma sociale almeno in Europa? Questo potrebbe essere basato sugli indirizzi del pontificato di Francesco. La fraternità, infatti, potrebbe rigenerare la democrazia occidentale di stampo europeo, aiutando anche l’emisfero americano a orientarsi verso una più profonda comprensione delle dinamiche sociali. A questo processo partecipa il volume “Democrazia. La sfida della fraternità, curato da Francesco Occhetta e con i contributi di 12 autori e autrici di Comunità di Connessioni. Si tratta di un enzima sociale, che mette insieme minoranze creative, nuovi luoghi (relazionali) da cui progettare l’avvenire, pensare le riforme che mancano e connettere le buone pratiche di amministrazione in cui si respira già aria di fraternità. Il volume propone di calare nel concreto il paradigma della fraternità in quattro grandi aree dell’agire sociale e personale: ambiente, lavoro, giustizia e riforme (istituzionali). La comprensione del legame che c’è tra persone e tra persone e comunità può consentire di sviluppare in questo secolo la grande innovazione del costituzionalismo europeo dopo il secondo conflitto globale: la dignità. Abbiamo perso la misura dell’importanza della dignità nell’agire politico e sociale, e la fatica che richiede per essere messa a fuoco in un processo lungo, ma plurale, che è proprio delle democrazie rappresentative. La fraternità consente oggi di capovolgere questa situazione e riscoprire l’importanza dell’alleanza sociale per lo sviluppo positivo delle nostre comunità.

Il libro si conclude offrendo dieci parole chiave per aiutare questo percorso di tessitura della fraternità nelle società democratiche contemporanee. Un piccolo contributo, una risposta alla chiamata che in questo tempo confuso e pericoloso tutti noi, come persone e come società, riceviamo a metterci in gioco per rigenerare la democrazia ed evitate il baratro.