L’8 e il 9 giugno di quest’anno i cittadini sono chiamati a votare i nuovi 720 membri del Parlamento europeo. Si tratta della decima tornata elettorale, da quando nel 1979 per la prima volta i parlamentari europei furono eletti a suffragio universale diretto. Il numero di seggi del Parlamento europeo è distribuito in base al numero degli abitanti del Paese di origine, è per questo che l’Italia ha una delle più folte delegazioni: conta ben 76 seggi. La legge elettorale europea attualmente in vigore prevede un sistema proporzionale puro, con una soglia di sbarramento pari al 4% dei voti espressi in Italia, con liste che rispettino la parità di genere – dunque con un numero pari di donne e uomini – e la possibilità di esprimere le preferenze, indicando il nome del candidato/a votato/a.

All’esito del Covid-19, l’Unione europea si presenta con un volto nuovo ai propri cittadini forte di sforzi di solidarietà senza precedenti, tra cui il programma di spesa strategica “NextGenerationEU” noto come PNRR, finanziato con l’emissione di debito europeo per la prima volta nella storia e da cui l’Italia ha ricevuto in dono la fetta in assoluto più grande, i cui effetti hanno giovato positivamente sull’economia e occupazione del nostro paese. Altra vittoria, l’acquisto comune di vaccini, che ha consentito di vaccinare e salvare un gran numero di vite nel più breve tempo possibile a costi contenuti grazie alla forza contrattuale congiunta dei 27 verso le case farmaceutiche. Inoltre, il programma europeo SURE che ha permesso di pagare a basso costo la cassa integrazione per milioni di lavoratori italiani durante la pandemia, grazie a prestiti a tasso di interesse vantaggioso contratti dall’Ue sui mercati finanziari e poi riversati sui Paesi come il nostro con gravi difficoltà di bilancio pubblico e ad alto debito, assicurando un risparmio di spesa pubblica per l’Italia di oltre 4 miliardi di euro.[1]

Il Parlamento europeo è l’unica istituzione direttamente votata dai cittadini europei – gli aventi diritto secondo l’Eurostat saranno quest’anno pari a 359 milioni di persone – per questo la partecipazione al suo voto è davvero importante per la vita democratica dell’Ue. Nel quadro istituzionale dell’Unione europea, il Parlamento condivide il potere legislativo con il Consiglio dell’Ue, formato dai ministri degli Stati membri, i quali sono portatori degli interessi degli Stati, valorizzando le distinte appartenenze geografiche. Si mescolano due Europe, quella dei cittadini rappresentata dal Parlamento e quella degli Stati, nel Consiglio.

Dall’elezione del Parlamento europeo deriverà la nuova Commissione europea, la cui composizione è frutto di una scelta politica del Consiglio Europeo[2] tenendo conto altresì dell’esito delle elezioni europee e poi approvata dal Parlamento europeo. Dopo il voto si darà vita ad una nuova leadership dell’Ue per i prossimi cinque anni in cui ci aspettano scelte cruciali come quelle di politica estera.

Eppure, a pochi giorni dalle elezioni assistiamo ad un dibattito piuttosto appiattito su temi nazionali e poco profondo nei contenuti. Piuttosto, il processo elettorale sembra volto a confermare o meno gruppi di potere, con esiti potenzialmente plebiscitari, che non lasciano molto spazio alle idee e creatività nell’offrire risposte ai problemi.

Eppure, i cittadini sembrano avere chiare le priorità su quelli che dovrebbero essere i temi da discutere in queste settimane all’interno di una vera agenda europea. È il sondaggio dell’Eurobarometro che indica tra le priorità sentite dai cittadini la lotta alla povertà e all’esclusione, la salute pubblica, il sostegno all’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro, la difesa e la sicurezza dell’Ue.[3] Scelte segnate dai recenti drammi della pandemia e delle guerre in Ucraina e nel vicino oriente i cui ricordi hanno lasciato e lasciano tracce nella memoria collettiva. Ma ancora, seconda i cittadini intervistati si dovrebbe parlare di lotta al cambiamento climatico, di rispetto della democrazia e stato di diritto, di gestione della migrazione e diritto di asilo, nonché politica agricola comune. A questo si potrebbe aggiungere una discussione sulla creazione di “beni pubblici europei”, capaci di attrarre capitali e investimenti per infrastrutture e maggiore spesa comune per progetti di cui beneficerebbe l’intera Unione europea e che perciò ha senso finanziare assieme.[4]

Nel silenzio a cui assistiamo si è levata qualche giorno fa la voce di Mario Draghi, che anticipando il contenuto del suo “Report sulla competitività” ha avvertito della necessità di un cambio radicale in Europa. Il Report di Draghi segnala le grandi sfide quali la crescita economica oltre lo zero virgola, l’autonomia strategica del continente, in cui rientrano la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, le materie prime necessarie per la transizione verde e digitale, la necessità di difendere la dimensione industriale europea così come la sicurezza e la difesa, con coraggio apre al futuro offrendo soluzioni. Si tratta di soluzioni che rompono con lo status quo e che partono da una presa di coscienza importante: di fronte alle sfide del secolo nessuno si salverà da solo e c’è margine per essere molto più ambiziosi. Occorrerà però un processo politico per accompagnare questa svolta affinché visioni illuminate di pochi diventino le strade per molti.

In conclusione, cosa fare in questi ultimi giorni che ci separano dal voto? Appassionare e ascoltare. Appassionare i cittadini sulle materie europee la cui complessità a volte può allontanare. Ascoltare le istanze e necessità delle persone che sono le priorità da cui far ripartire il dibattito su una agenda europea.

[1] Il risparmio è dovuto alla differenza rispetto ai tassi di interesse che l’Italia ha risparmiato prendendo i finanziamenti agevolati dall’UE piuttosto che con un ricorso autonomo al mercato dei capitali.

[2] formato dai capi di Stato e di Governo (dove siedono la Presidente Meloni e Macron per intenderci).

[3] https://it.euronews.com/my-europe/2024/04/17/quasi-due-terzi-dei-cittadini-dellue-probabilmente-voteranno-alle-elezioni-di-giugno-secon

[4] Marco Buti, Alessandro Coloccia and Marcello Messori, ‘European public goods’,  9 giugno 2023 <https://cepr.org/voxeu/columns/european-public-goods>