di Fabrizio Urbani Neri
Oggi il potere non si accontenta più di condizionare le nostre menti, ma esige anche il controllo dei corpi, delle nostre emozioni, dei nostri comportamenti, finendo col dettare persino i nostri spostamenti, chi possiamo o non possiamo incontrare, in che zona ed a che ora. Oggi, il potere non è più ideologico, oggi è biopotere e la sua manifestazione è biopolitica. Per biopolitica si intendono, così, tutte quelle pratiche attraverso cui viene esercitato il biopotere sui corpi fisici della comunità di riferimento (singoli e collettività).
In tempo di Covid-19, secondo alcuni pensatori italiani, il concetto di biopolitica è divenuto centrale per capire le dinamiche del nostro tempo. E con tale pensiero la nostra Comunità intende confrontarsi quest’anno per esaminare e riflettere, non tanto se i divieti imposti debbano essere più o meno rigidi, quanto piuttosto se il modello di società e di gestione del potere politico che si sta delineando favorisca o meno la promozione della dignità della persona umana in ogni fase della vita e in ogni circostanza.
L’attualità del tema appare evidente. Con che cosa ciascuno di tutti noi ha avuto a che fare in questi mesi? Con regole e computer, con dpcm e realtà digitale; ogni angolo della nostra vita quotidiana, pubblica e privata, è stata conformata dall’ultimo decreto-legge o da quella ordinanza ministeriale ed ogni relazione, affettiva o lavorativa, filtrata da un clic, guidata da un link, consentita da una connessione digitale.
E se ogni uscita di casa è avvenuta laddove consentita dalle regole sul controllo pandemico, altrettanto può dirsi che ogni nostro passo nella rete è stato osservato, registrato, catalogato. In pratica, la Vita (Bìos) è divenuta materia di controllo, di potere, di politica, appunto, e se, da un lato, le procedure legislative ed amministrative di protezione della salute sono divenuti i moderni strumenti del biopotere, non di meno ciò può dirsi per i big data ed il ruolo degli influencer nel campo digitale, al punto tale che non appare fuori contesto prevedere che il comportamento umano stia ormai diventando materia prevedibile, automatismo programmabile, perdendo, così, la sua ragione vera di essere al mondo, la sua creaturale unicità: il sale dell’irripetibilità di ciascuno di noi rischia di sciapirsi in questa curva del tempo.
Si staglia, allora, anche in questa fase storica, la figura dell’”uomo lacerato” della Gaudium et Spes, di una creatura, che aspira a una dimensione superiore di pace, di relazione universale, di verità e di amore e si vede al contempo compressa e resa piccola dai mille limiti imposti da una società che ne pretende il controllo, non solo, della mente, come accadeva nello ieri dell’ideologismo, ma anche del Bios, dell’energia vitale, nell’oggi del biopolitico. È per questi motivi che il percorso di formazione politica di quest’anno si apre opportunamente con due incontri, uno dal titolo “Biopolitica e Diritto”, l’altro dal titolo “Biopolitica ed influencer”, per offrire ai giovani che vi vorranno partecipare un luogo di confronto e di dialogo sulla sfida in atto nella società e nella politica.
Ci chiederemo con l’ausilio della Dottrina sociale della Chiesa:
-di quanta libertà ha bisogno l’uomo?
– quanto è libero oggi l’uomo?
-come si può integrare la libertà dell’uomo con l’attuale società digitale e medicalizzata?
-è possibile costruire una nuova dottrina del giusto rapporto tra bios e controllo politico (politica della salute) e tra bios e controllo sociale (dataismo della Rete)?
– in che modo è auspicabile che la biopolitica, anziché configurarsi come “congiura contro la vita”, assurga a strumento di liberazione per la persona, aprendo una stagione di biopolitica affermativa (ad esempio, favorendo la riduzione del costo dei farmaci, soprattutto nelle aree più povere del pianeta, oppure rivitalizzando il ruolo del parlamento e dei corpi intermedi, come le associazioni, perché più queste organizzazioni continuano a operare, più la nostra democrazia accumula forza per resistere a queste sfide)?
Dal momento che il nostro impegno è “pensare politicamente” i temi della democrazia alla luce dei principi costituzionali e dell’antropologia dell’umanesimo integrale, cercheremo, pertanto, lungo tale strada, di individuare, alla luce del nostro statuto costitutivo di cristiani consapevoli ed impegnati, la soglia al di là della quale la libertà di coscienza subisce la manipolazione ed esige tutela. Certo dalla globalizzazione indietro non si torna, e dalla pandemia bisogna difendersi con tutto quanto il sapere scientifico può mettere a disposizione, infine è ovvio che dipendiamo, ciascuno, ormai sistemicamente dal device personale (pc, cellulare, schermo tv) per vivere, lavorare, fare la spesa, ordinare un pasto, in altri termini, relazionarci col mondo esterno.
Ed è nondimeno difficile indicare in astratto dove porre il limite, il confine accettabile a questa inferenza; ci faremo, così, aiutare in questo percorso da illustri personalità del mondo politico ed accademico, nonché dal nostro collaudato metodo di discernimento (gli incontri, infatti, anche quest’anno, come da consuetudine, saranno scanditi da un’Introduzione spirituale, dal Dialogo, come detto, con relatori esperti sui temi accennati, dai “Laboratori politici”, dove ciascun partecipante all’incontro darà il suo fattivo apporto per realizzare la sintesi della giornata di studio e di riflessione nella Discussione finale). Ci proveremo, perché per noi essere cristiani non è una questione privata, ma è una vocazione all’impegno sociale, che ci invita a riversare i doni dello Spirito ricevuti per la costruzione di una realtà comunitaria e di cittadinanza, dove ciascuno possa sentirsi libero e solidale, a suo agio nel reciproco servizio, “per il benessere del paese” (Ger 29,7).