di Giuseppe Bova Crispino*

 
 
Quanto alle misure oggetto dell’accordo raggiunto tra i ministri dell’economia e delle finanze degli Stati della zona euro, in sede di Eurogruppo, bisogna avere riguardo ai seguenti strumenti messi in campo: il Meccanismo europeo di stabilità (MES o Fondo salva Stati); la Banca europea per gli investimenti (BEI), il Fondo SURE, la proposta di avviare uno specifico Fondo per la Ripresa (Recovery Fund)[1].
 
Con riguardo al MES, tale Fondo era stato già introdotto durante la scorsa crisi finanziaria per concedere prestiti a quegli Stati che non riuscivano a finanziarsi sui mercati o vi riuscivano solo a costi altissimi. Esso, nella sua configurazione tradizionale, prevede che la concessione di eventuali prestiti a beneficio degli Stati membri sia accompagnata da una rigida condizionalità a carico degli stessi. Ciò significa che chi riceve prestiti si obbliga a sottoscrivere un memorandum d’intesa (MOU) nel quale siano definite, con rigorosa precisione, i provvedimenti che sarà conseguentemente tenuto ad assumere[2]. Questi ultimi si traducono, tendenzialmente, in termini di tagli al deficit/debito e riforme strutturali.
 
La scelta in ordine al meccanismo di funzionamento del MES, con particolare riferimento alla crisi da Coronavirus, ha rappresentato un profilo chiave del negoziato apertosi tra i Paesi del Sud, guidati da Francia, Italia, Spagna e Portogallo, ed i Paesi del Nord guidati da Germania ed Olanda.
 
I primi, diversamente dai secondi favorevoli ad un’applicazione del MES nella sua accezione tradizionale e dunque con le consuete condizionalità, sottolineavano che la crisi da coronavirus, peculiare e non assimilabile alle precedenti per la sua portata, potesse prestarsi ad una maggiore flessibilità a beneficio degli Stati e dunque proponevano un’applicazione del MES senza condizionalità alcuna.
 
Muovendo dalle posizioni esposte, un accurato negoziato ha consentito di giungere al seguente compromesso. Sono venute meno le stringenti condizioni previste per l’accesso al fondo, gli Stati potranno utilizzare le linee di credito precauzionali purchè esse siano destinate esclusivamente a coprire spese sanitarie dirette ed indirete nonchè di prevenzione legate al coronavirus. Tali prestiti saranno a tassi più bassi di quelli di mercato e con scadenze piuttosto lunghe.
L’ammontare complessivo disponibile è stato pattuito in un massimo di 250 miliardi di euro, non potendo dunque utilizzarsi l’intera potenza di fuoco del fondo superiore a 400 miliardi. L’importo dei prestiti per ciascun Paese non può essere superiore al 2% del Pil. L’accesso al MES, con questa modalità, sarà consentito solo fino alla durata dell’emergenza Coronavirus.
 
In seno all’ Eurogruppo i ministri hanno, inoltre, trovato un’intesa anche rispetto al programma SURE fortemente voluto dalla Commissione UE. Si tratta di un programma temporaneo di assistenza finanziaria, sotto forma di prestiti agli Stati, per contrastare la disoccupazione generata dalla pandemia. Tale meccanismo potrà sbloccare sino a 100 miliardi. Gli Stati membri dovranno, a tal fine, fornire garanzie nazionali sino a 25 mld che serviranno alla Commissione ad emettere bond tripla A poi girati ai Paesi membri mediante prestiti a lungo termine. Non deve sottovalutarsi che il congegno legale sotteso al funzionamento del programma SURE integra una forma di mutualizzazione del debito a livello europeo (che è tanto invisa ai Paesi del Nord con riferimento ai c.d. eurobond). Ciò perché l’emittente è comunitario e non sono gli stati nazionali, il tasso è quello della reputazione media dei Paesi membri e si può ottenere più della propria quota di garanzia.
 
La Banca europea degli investimenti, stando a quanto emerso dall’ accordo in esame, ha messo a punto, sulla base dell’attivazione di garanzie di 25 mld, un programma di finanziamenti di 200 mld per sostenere prevalentemente le piccole e medie imprese in difficoltà per la pandemia.
 
Nell’ambito del piano definito in sede di Eurogruppo, le misure esposte sopra rappresentano una parte considerevole che si caratterizza per essere sufficientemente definita sotto il profilo tecnico, tanto avendo riguardo alla struttura giuridica degli strumenti quanto alla dotazione finanziaria riservata a ciascuno di essi.
 
Tale piano si compone, tuttavia, di una ulteriore e finale parte che, diversamente dall’ altra sopra richiamata ed esaminata, consiste in una generica dichiarazione di intenti di creare un Fondo per la Ripresa (Recovery Fund), collegato al budget dell’Ue, da finanziare con “strumenti innovativi.
 
Stando alla proposta avanzata dal ministro francese Bruno Le Maire ed immediatamente accolta con favore dall’Italia, il regime di tale fondo dovrebbe basarsi su titoli di debito comuni europei e non su trasferimenti nazionali. L’accordo finale dei ministri economici dell’area euro si limita dunque a riconoscere l’esigenza di discutere di tale strumento per 500 miliardi di euro, rinviando ad una decisione dei Capi di Stato e di governo del Consiglio Europeo. Appare un dato politicamente significativo l’iniziale apertura, in sede di Eurogruppo, anche da parte dei Paesi del Nord, alla proposta italo francese di un Fondo per la Ripresa (Recovery Fund) da finanziare con strumenti innovativi. Nelle intenzioni dei proponenti si intenderebbe attivare altri 500 miliardi mediante eurobond.
 
Nel valutare il pacchetto di misure concordate dai Ministri economici dell’eurozona, è bene commisurare lo stesso alla portata dell’impatto del coronavirus sull’ economia europea. Secondo i dati dell’OSCE, lo shutdown si traduce in una contrazione mediamente tra il 20% ed il 25% del Pil con differenze anche significative tra i Paesi. Si andrebbe dal -15% dell’Irlanda al -34% della Grecia passando per un -25/-30% dell’Italia, Germania e Gran Bretagna. Stando alle stime elaborate nello studio degli economisti Codogno e Van der Noord[3], in mancanza di un accordo europeo ma con le sole misure nazionali accompagnate dagli interventi della Bce, la contrazione del Pil sarebbe del 10,7% nei Paesi del Nord e del 18% circa in quelli del Sud.
 
L’Europa, nel suo insieme, perderebbe circa il 15% del PIL ed il MES consentirebbe di mettere a disposizione solo il 2%[4]. Se lo sforzo dell’UE si spingesse sino al maggior livello possibile di condivisione e coordinamento delle politiche mediante una vera e propria emissione di eurobond, la contrazione si limiterebbe all’ 1,9% per il Nord ed al 2,2% per il Sud.
Appare evidente, per quanto detto, che una risposta europea monca dei 500 miliardi attivati dal Fondo per la Ripresa (Recovery Fund) sarebbe inadeguata rispetto alla portata delle sfide poste dalla pandemia[5].
 
 
* Avvocato esperto di diritto dell’Unione europea
giuseppebovacrispino@gmail.com
 
 
dell’autore guarda anche La risposta UE al virus. Verso il Consiglio #1
 
 
[1] Quanto al testo del Report finale dell’ Eurogruppo tenutosi il 09/04/2020: Report on the comprehensive economic policy response to the Covid -19 pandemic, in http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/04/09/report-on-the-comprehensive-economic-policy-response-to-the-covid-19-pandemic/;
Per un’analisi dei contenuti dell’accordo: VILLAFRANCA, L’accordo europeo ai raggi x, in         http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/laccordo-europeo-ai-raggi-x-25752;           
[2] Con particolare riferimento al fondo salva Stati, c.d. MES: BARCI, Le ragioni- e i torti- del dibattito sul Mes, in www.treccani.it/magazine/agenda/articoli/economia-e-innovazione/MES,htlm; GALLI, Il meccanismo europeo di stabilità: funzionamento e prospettive di riforma”, audizione presso le Commissioni riunite V e XIV della Camera dei deputati, 6 novembre 2019: https://www.gianpaologalli.it/2019/11/il-meccanismo-europeo-di-stabilità-funzionamento-e-prospettive-di-riforma-audizione-presso-le-commissioni-riunite-v-e-xiv-della-camera-dei-deputati-6-novembre-2019/; VISCO, Intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, 4 dicembre 2019. Audizione sul funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità e sulle sue prospettive di riforma:  http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/intergov2019/visco-audizione-412209.pdf;              
[3] CODOGNO e VAN DEEN NOORD, Covid-19:OMT is second -best, but still welcome” in http://voxeu.org/article/covid-19-omt-second-best-still-welcome
[4]BARCI, cit.;
[5] In questo senso, VILLAFRANCA, cit; BARCI, cit.