Si è conclusa lo scorso 13 dicembre la 28ª Conferenza delle Parti (COP28), un consesso politico-economico che ha preso il via il 30 novembre 2023 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, in cui 197 Stati e l’Unione Europea si sono riuniti per la programmazione di piani di azione volti al contrasto del climate change.

Sebbene siano trascorsi oltre 30 anni dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, con la quale si è adottata la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), l’annuale susseguirsi delle varie “COP” – il più alto organismo decisionale della Convenzione – ha riscontrato nel tempo ambizioni sempre più alte rispetto ai risultati raggiunti per ridurre gli impatti negativi sul clima.

La situazione emersa durante la COP 28 con il primo bilancio globale (Global stocktake)[1], che ha misurato i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi climatici stabiliti dall’Accordo di Parigi[2] non ha rasserenato gli animi, evidenziando il ritardo di alcuni Paesi[3] nell’adozione di misure volte, inter alia, a mantenere l’aumento delle temperature medie globali ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, e possibilmente entro gli 1,5 gradi[4]. L’allarme sul peggioramento della situazione climatica riguarda la registrazione del 2023 quale anno più caldo di sempre, con 1,40 gradi al di sopra della media preindustriale tra il 1850 e il 1900[5], purtroppo apice di una tendenza consolidata nell’ultimo decennio a causa delle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane[6].

Nonostante sia stato più volte ribadito negli anni passati, la COP 28 ha espresso la cogente necessità di raggiungere il picco delle emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2025 e una loro riduzione del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019, al fine di limitare il riscaldamento globale a 1,5 º e raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di biossido di carbonio entro il 2050[7]: è la prima volta che in una decisione multilaterale la riduzione delle emissioni viene ricondotta ai combustibili fossili.

Tra le misure più rilevanti, con riferimento alla mitigazione climatica la COP 28 “richiama i Paesi” a effettuare politiche di “allontanamento dalle fonti fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questa decade – entro il 2030 -, così da raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come indicato dalla scienza”. Triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030; accelerare la riduzione graduale del carbone non abbattuto; ridurre le emissioni di metano e del trasporto su strada, la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, gli altri obiettivi. Con riferimento all’adattamento climatico, entro il 2030 ogni Paese dovrà completare una propria valutazione sui rischi legati al clima basata sugli impatti dei cambiamenti climatici e su quanto siamo esposti e vulnerabili, realizzare dei piani di adattamento chiari e trasparenti, che devono integrare ecosistemi, settori economici, persone e comunità[8].

L’Italia dovrà, pertanto, rivedere le bozze di Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e approvare il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), prevedendo dettagliate modalità di implementazione, anche finanziaria, delle misure, da definirsi sulla base delle nuove raccomandazioni della COP 28 e ponendo maggiore enfasi sul ruolo delle comunità energetiche. Tali documenti sono strumenti la cui dettagliata e precisa redazione sarà di fondamentale efficacia nel guidare l’Italia verso la decarbonizzazione [9]. Anche le sfide relative ai finanziamenti non sono meno ambiziose, l’avvio del fondo destinato ai danni e alle perdite subite dai Paesi vulnerabili a causa delle distruzioni causate dai cambiamenti climatici, approvato alla scorsa COP 27 in EGITTO (a cui l’Italia ha dichiarato di voler contribuire per circa 100 milioni di euro) mira a raccogliere sempre maggiori risorse dagli Stati Parti.

La COP 28 e l’accordo raggiunto sul Global stocktake rappresenta “un compromesso bilanciato e accettabile per questa fase storica, caratterizzata da forti tensioni internazionali che pesano sul processo di transizione” secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, in cui l’impellente esigenza di azzerare la produzione di energia da combustibili fossili ha subito il necessario contemperamento degli interessi dei Paesi produttori di tali fonti, prevedendo non la diretta eliminazione (troppo drastica al momento) , bensì un processo di graduale transizione.

È conclamato che le precedenti COP non hanno portato a sviluppi concreti e obiettivi conseguiti, permane anche oggi l’indeterminatezza delle regole generali e della previsione delle conseguenze dovute al mancato raggiungimento delle soglie condivise. Un difficile e instabile equilibrio da mantenere nel panorama degli interessi economici dei Paesi sviluppati, o in via di sviluppo che si affacciano alla sensibile tematica climatica, e il bene ambientale. Un processo ultratrentennale evidentemente troppo lungo e ancora colmo di gap.

Ma la natura non aspetta. Come diceva Voltaire “gli uomini discutono. La natura agisce.” Le catastrofi metereologiche mondiali e gli eventi climatici funesti sono ormai all’ordine del giorno. Senza andare troppo lontano, gli allagamenti in Emilia-Romagna, le alluvioni in Toscana, i terremoti di Ischia e l’allerta nei campi flegrei piegano l’agricoltura e l’imprenditoria, minano la sicurezza e la salubrità umana.

Intervenire è prioritario. Paradossale immaginare che senza la stabilità e salute dell’ambiente ogni plesso economico, finanziario, sociale rischia di non poter più esistere. La chiave? Non fissare obiettivi raggiungibili solo utopisticamente e prevedere disposizioni cogenti ben definite in base alle specificità dei singoli Paesi, che, per il mancato adeguamento alle opinioni condivise nelle COP, possano comportare la comminazione di sanzioni.

Tematiche complesse, equilibri che sembrano sempre più lontani, in un mondo che viene travolto dall’incalzante crescita del progresso industriale e tecnologico con richiesta di risorse energetiche sempre maggiori. La piena implementazione delle energie alternative e rinnovabili, ben gestita, efficiente, vincolante e facilmente monitorata, richiede una nuova rivoluzione: “La nostra sfida è la trasformazione. Abbiamo bisogno di una rivoluzione globale per l’energia pulita, una rivoluzione che renda l’energia disponibile e accessibile a tutti. È essenziale per rendere minimi i rischi climatici, per ridurre la povertà e migliorare la salute del Pianeta, la crescita economica, la pace e la sicurezza” ha dichiarato durante la COP Ban Ki-moon, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Se un miglioramento della situazione attuale, già abbondantemente compromessa, è impossibile si può sperare solo in un rallentamento dell’inesorabile peggioramento incominciato con l’epoca industriale. Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Laudate Deum[10], ha scritto “è quindi urgente una visione più ampia, che ci permetta non solo di stupirci delle meraviglie del progresso, ma anche di prestare attenzione ad altri effetti che probabilmente un secolo fa non si potevano nemmeno immaginare. Non ci viene chiesto nulla di più che una certa responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo”.

Se davvero si vorrà percepire il cambiamento e credere in un mondo se non altro vivibile e sostenibile per la nostra e le generazioni future, occorrerà accogliere un senso di responsabilità comune, che necessariamente non potrà prescindere da un coinvolgimento proattivo e concreto individuale, un nuovo modus vivendi. Ormai, un dovere morale della società intera.

 

[1] Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement, First global stocktake Proposal by the President Draft decision -/CMA.5, Outcome of the first global stocktake. Draft decision -/CMA.5. Proposal by the President (unfccc.int).

[2] L’Accordo di Parigi, adottato nella COP 21 del 2015, tra le sue finalità prevede di rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, nel contesto di una strategia di sviluppo sostenibile e misure per sradicare la povertà.

[3] Outcome of the first global stocktake I, 2. “Underlines that, despite overall progress on mitigation, adaptation and means of implementation and support, Parties are not yet collectively on track towards achieving the purpose of the Paris Agreement and its long-term goals;”.

[4] Outcome of the first global stocktake, I, 3.

[5] Dichiarazioni degli scienziati europei di Copernicus e dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM).

[6] Outcome of the first global stocktake I, 5; 15.

[7] Outcome of the first global stocktake II, A, 27.

[8] Outcome of the first global stocktake II, B, in generale, e, in particolare i punti 59 e 60.

[9] Cfr. anche Rapporto ASVIS 2023 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”.

[10]Laudate Deum – A Tutte Le Persone Di Buona Volontà Sulla Crisi Climatica, par. 18.