Il 24 marzo l'organo antitortura del Consiglio d'Europa (Cpt) ha definito le carceri italiane “violente e sovraffollate” ed ha chiesto l’abolizione dell’isolamento diurno e il riesame del 41bis. È così ritornato al centro del dibattito politico il tema della giustizia che divide la società tra giustizialisti, che fondano la loro idea di giustizia sulla vendetta, e permissivisti, che minimizzano l’accaduto e vorrebbero chiudere le carceri. Queste posizioni funzionano però fino a quando la giustizia non tocca la propria carne o quella di un familiare. È così ritornato al centro del dibattito politico il tema della giustizia che divide la società tra giustizialisti, che fondano la loro idea di giustizia sulla vendetta, e permissivisti, che minimizzano l’accaduto e vorrebbero chiudere le carceri. Queste posizioni funzionano però fino a quando la giustizia non tocca la propria carne, quella di un familiare o di un amico, un collega o qualcosa che si è costruito: allora, improvvisamente, ci si converte a idee di giustizia non ideologiche. Per questi motivi, la riapertura di un dibattito sulla giustizia e sull’applicazione della riforma Cartabia dovrebbe partire da alcune premesse culturali.
di Francesco Laviola, Dottorando di ricerca in Diritto Pubblico, presso l'Università degli Studi Roma Tre
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