Fare della fraternità cultura: così inizia il nuovo anno di Formpol.
L’incontro si è aperto con le ispirazioni di Padre Francesco Occhetta che invita alla pazienza come antidoto alla desolazione moderna. Negli esercizi ignaziani, infatti, viene tratto l’invito a rimanere saldi nei propositi generati in uno stato di pace e serenità.
In continuità, come esordio del suo intervento, sua eccellenza il Cardinal Ravasi ci offre una bussola con quattro punti cardinali: la persona, la relazione, l’autonomia e l’utopia.
La solidarietà libera la persona dalla tristezza della sua solitudine. È necessaria la fraternità per esistere. Chi rifiuta questa dimensione orizzontale, non è in grado di accogliere l’altro. In questo senso l’incarnazione è un’opportunità per mettere i piedi nella polvere, ovvero unire le realtà penultime, la Terra, con le realtà ultime, ovvero l’aldilà.
Il buon samaritano rappresenta un cardine della fraternità: trasformare la ricchezza in responsabilità. Al povero non si riconosce quello che non ha ma quello che gli è proprio.
La fraternità politica, dunque non può che scaturire da questa meditazione, che si rivela nella sua funzione etimologicamente terapeutica (medeor: curo). Questa cura della vita trascendentale (zoe) e non solo pratica (bios) genera un impegno politico solidale.
A conclusione del suo intervento, il Cardinal Ravasi ci ha riproposto l’invito di Umberto Eco:
«Non si può trovare Dio nel rumore. Dio si palesa solo nel silenzio. Dio non è mai nei mass media, Dio non è mai sulle prime pagine dei giornali, Dio non è mai in tv, Dio non è mai a Broadway».