Magistrato della Corte dei conti. Svolge attività didattica e di ricerca in Storia del diritto presso la Luiss “G. Carli”; si interessa principalmente della nascita e dell’evoluzione dello Stato moderno.
Il 24 marzo l'organo antitortura del Consiglio d'Europa (Cpt) ha definito le carceri italiane “violente e sovraffollate” ed ha chiesto l’abolizione dell’isolamento diurno e il riesame del 41bis. È così ritornato al centro del dibattito politico il tema della giustizia che divide la società tra giustizialisti, che fondano la loro idea di giustizia sulla vendetta, e permissivisti, che minimizzano l’accaduto e vorrebbero chiudere le carceri. Queste posizioni funzionano però fino a quando la giustizia non tocca la propria carne o quella di un familiare. È così ritornato al centro del dibattito politico il tema della giustizia che divide la società tra giustizialisti, che fondano la loro idea di giustizia sulla vendetta, e permissivisti, che minimizzano l’accaduto e vorrebbero chiudere le carceri. Queste posizioni funzionano però fino a quando la giustizia non tocca la propria carne, quella di un familiare o di un amico, un collega o qualcosa che si è costruito: allora, improvvisamente, ci si converte a idee di giustizia non ideologiche. Per questi motivi, la riapertura di un dibattito sulla giustizia e sull’applicazione della riforma Cartabia dovrebbe partire da alcune premesse culturali.
Viviamo nell’epoca del nuovo caos globale, dell’emergenza permanente, del succedersi di contingenze impreviste e ingovernabili: la cifra dell’attualità è innanzitutto il dis-ordine. Per questo i richiami all’ordine hanno particolare fascino. Stabilità, pace e tranquillità sono il punto di forza di letture della realtà che si sono tradotte anche in proposte politico-istituzionali.
Ma si fa presto a dire ordine. La nozione che il “fare ordine” evoca, richiama un’esigenza di sicurezza. Il concetto di ordine sembra, quindi, inestricabilmente intrecciato a quello di autorità.
Sono gli anni dell’angoscia: l’imprevedibile e l’impreveduto abitano gli uomini e le donne. Dai social emergono inquietudini collettive, elaborate e restituite ad uno stato più o meno gassoso. Dagli spazi deboli della cultura si riafferma che il “mondo sia (di nuovo) completamente cambiato”, a distanza di soli due anni.
Un dibattito andato a male – Lo scontro consumatosi appena poche settimane fa sulla proposta di legge ormai universalmente conosciuta come “ddl Zan” (dal nome del suo presentatore) lascia una ennesima, profonda ferita nel dibattito che da decenni si trascina nel Paese fra cattolici e non credenti intorno al tema dei cosiddetti “diritti civili”.
In questi giorni stanno bruciando migliaia di ettari di bosco, le fiamme radono al suolo molte foreste, nemmeno gli alberi della nostra memoria - gli uliveti secolari - sono stati risparmiati, dal cielo piove cenere e l’aria è irrespirabile in molte zone del Paese. Lo spettacolo a cui stiamo assistendo ci lascia inermi mentre, da turisti, cerchiamo di vivere qualche giorno di riposo.
di Giulio Stolfi
Siamo entrati nella crisi più spaventosa dell’età della globalizzazione, quella causata dal covid-19, con il sorriso sulle labbra, un’aria di incredulo sarcasmo...