di Rosalba Famà

“Seguo sempre l’attualità e la politica, ma mai come in questo momento mi sono sentito così disorientato”. Queste le parole di un ascoltatore intervenuto ai microfoni di una radio nazionale qualche giorno fa. Un sentimento che oggi sembra diffuso tra molti.

Il Governo di unità nazionale ha rappresentato infatti una luce per tanti italiani. Per la prima volta da decenni, il nostro Paese si era dotato di un piano di riforme pluriennale (contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e delle competenze necessarie per realizzarlo. L’opportunità che l’Italia ha con il Next Generation EU (NGEU) è unica, sia per l’entità che per il valore mostrato dalla solidarietà europea a fronte dell’emergenza legata al Covid-19. Si tratta, per l’Italia di quasi 200 miliardi, di cui metà a fondo perduto e metà sotto forma di prestiti a tassi di interesse vantaggiosi.

L’attuale Parlamento e il Governo Draghi sono riusciti a raggiungere i primi obiettivi fissati nel PNRR, facendo ottenere all’Italia la seconda tranche di finanziamenti europei lo scorso giugno. Grazie a questi sforzi, nel 2021 l’Italia è stata nominata Paese dell’anno dall’Economist e il suo Prodotto Interno Lordo (PIL) è schizzato del + 6,6% di PIL nello stesso anno.

Il cammino delle riforme al cui raggiungimento è subordinato il disborso degli ulteriori fondi targati UE, ha subito una prima battuta d’arresto con lo scoppiare del conflitto in Ucraina che ha di fatto spaccato la maggioranza. Prima con la scissione interna dei 5 Stelle, poi interrompendosi definitivamente con la caduta del governo Draghi, lasciando amministratori locali e imprese di nuovo alla deriva. Sono tornati a prevalere gli interessi di parte in vista delle prossime elezioni del 25 settembre, in un momento assai delicato a causa delle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina.  Verifichiamo cinque punti sui quali il dibattito pubblico dovrebbe concentrarsi e sui quali chi si candida alla guida del Paese dovrebbe provare a offrire risposte.

Il primo punto riguarda proprio il PNRR. Che ne sarà del cammino di riforme disegnato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? E quali competenze verranno messe in campo per realizzarlo, quali volti credibili se ne prenderanno cura? Il PNRR approvato dal Parlamento italiano è anche contenuto in una decisione di implementazione adottata dal Consiglio dell’Unione Europea, vincolante per l’Italia e il cui rispetto rappresenta la conditio sine qua non per ricevere gli ulteriori fondi europei. Molte riforme lì indicate sono state annunciate per anni senza mai vedere la luce, alcune forse impopolari necessitano di coraggio per essere portate a termine. Il successo del primo grande piano di solidarietà europea è rimesso totalmente alla maturità dei singoli Paesi beneficiari ed è indubbio che gli occhi dei nostri partner internazionali guardano da vicino i prossimi sviluppi.

Il secondo punto riguarda la politica estera e la difesa. Occorre rispondere ad una grande domanda: quale sarà la posizione dell’Italia rispetto al conflitto in Ucraina? L’interesse dei media verso la guerra sta già scemando ma gli attacchi missilistici continuano ad abbattere vite ed edifici. L’invasione russa riguarda l’intera Europa perché mette sotto scacco il modello occidentale liberale e democratico. Data la vicinanza geografica e l’imprevedibilità del leader del Cremlino, il rischio dell’allargamento del conflitto a un Paese UE va monitorato con attenzione: gli Stati membri sono tenuti dai Trattati UE ad assistere Paesi UE in caso di aggressione (art. 42, co. 7 TUE). Il tema della difesa comune europea è quindi centrale anche nelle nostre elezioni.

Il terzo aspetto da considerare attiene alla crisi energetica, corollario della dipendenza dell’Italia dal gas russo che sta pesando su imprese e famiglie a causa dell’incremento dei costi dell’energia. Quali saranno le misure che verranno messe in atto per aiutare i più fragili e mettere al sicuro le produzioni industriali più energivore? Quale il piano di emergenza, ove si verificasse un’interruzione dell’erogazione del gas russo dall’oggi al domani? La Commissione europea ha lanciato la proposta RepowerEU che mira ad accelerare la transizione verde, investendo su energie pulite.  Anche il premio Nobel per l’economia Stiglitz, intervenuto di recente al Global Policy Forum, sottolinea che questa crisi può trasformarsi nell’occasione per premere l’acceleratore sugli investimenti green.[1]

Il quarto punto riguarda le disuguaglianze. L’aumento del costo della vita con l’inflazione genera un crescente divario tra ricchi e poveri. Non solo, ma anche tra giovani e adulti, tra uomini e donne. Come riuscire concretamente a colmare questi divari? La politica può e deve trovare soluzioni. Aspettando le risposte della politica, alcune risposte arrivano dalle imprese che possono e riescono a sostenere i propri dipendenti. Il tema è ridare potere d’acquisto alle famiglie.

Il quinto punto riguarda le prossime generazioni. Il debito pubblico italiano ha raggiunto quota 150,4 punti rispetto al PIL nel 2021 e il picco di 2678,4 miliardi di euro a seguito dell’ondata pandemica. Per via della sospensione temporanea delle regole europee sul bilancio a causa dell’emergenza pandemica[2], l’allora governo in carica fece ricorso a ulteriore indebitamento per fronteggiare lo shock economico dovuto alle quarantene e offrire sostegno al reddito, tramite la cassa integrazione.

Proseguire sulla strada dello “scostamento di bilancio” con ulteriore debito rappresenta un fardello per le prossime generazioni, oltre che per la tenuta del Paese nel breve periodo, già molto esposto alla volatilità dei mercati finanziari. Al tempo stesso nel breve termine, il disavanzo pubblico è una scelta molto attraente in termini di ritorno elettorale, il costo si materializzerà solo dopo, perché verrà scaricato sulle prossime generazioni. In questo senso le regole europee che impongono un certo rigore e armonia nella gestione dei conti pubblici devono essere viste come un faro che può metterci al riparo da scelte avventate.

Infine, bisogna fare chiarezza anche sul metodo. Bisogna chiarire che il leader del partito con più voti non sarà automaticamente il capo del Governo. Il Presidente del Consiglio è infatti espressione della maggioranza parlamentare, che si forma a seguito del voto con l’accordo dei partiti e non come espressione di un singolo partito (anche se relativamente è il più votato). Di qui la necessità di alleanze. In questo la Costituzione deve fare da guida, a cominciare dall’art. 92 Cost., che affida al Presidente della Repubblica il potere di nominare a capo dell’esecutivo la persona che più di altre è in grado di ottenere la fiducia del Parlamento. Gli italiani chiamati alle urne, dunque, non eleggeranno direttamente il futuro Presidente del Consiglio, non lo hanno mai fatto. Questo avviene ad esempio in Francia e per renderlo possibile in Italia servirebbe una riforma costituzionale.

Sono questi i temi indispensabili da affrontare nel dibattito pubblico verso le prossime elezioni. È sulle scelte comuni che dovrebbero formarsi le alleanze, attorno a cui ritrovare l’unità. La scelta dei “frontman” è senza dubbio un momento importante nella vita democratica di un Paese ma non ci si può fermare lì. Occorrono squadre e competenze. Ora più che mai bisogna mostrarsi capaci di offrire risposte pragmatiche ai cittadini.

 

[1] Per questo motivo, il Premio Nobel valuta negativamente la scelta della BCE di alzare i tassi di interesse per domare l’inflazione. Stiglitz ritiene infatti che mentre l’inflazione americana sia dovuta ad una politica monetaria espansiva, quella europea è legata al costo dell’energia. Il rialzo dei tassi di interesse secondo Stiglitz rende invece gli investimenti più costosi e li rallenta.

[2] Ossia del Patto di Stabilità e Crescita con l’attivazione della “General escape clause” per la prima volta nella storia.