Un anno fa ci lasciava il Presidente del Parlamento europeo, David Maria Sassoli. Tra le numerose commemorazioni organizzate per tenerne vivo il ricordo, risuonano le parole del card. Matteo Zuppi, durante la Santa Messa di mercoledì scorso: “L’Europa era la sua casa. Perché aveva ereditato la sofferenza provocata dei nazionalismi, il dolore terribile che questi hanno causato. Il dolore terribile che i nazionalismi hanno causato e che l’ideologia nazista e fascista, in particolare ma non solo, hanno provocato in intere generazioni”. Sull’altare, insieme al libro delle Confessioni di Sant’Agostino, che accompagnò il padre di Sassoli durante la guerra, una rosa bianca per ricordare la sua ammirazione verso i ragazzi della Weiße Rose (Rosa Bianca), associazione di resistenza pacifica al regime hitleriano.
L’ispirazione che ha costruito l’Europa è passata anche da storie come quelle di questi ragazzi. Nel primo volantino della Rosa Bianca si legge: “Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina di guerra continui a funzionare, prima che le altre città siano diventate un cumulo di macerie…”. La loro storia di coraggio rappresenta una luce per tutti noi, sono stati stelle del mattino in un momento buio. Sophie Scholl, la più piccola del gruppo, scriveva: “strappate il manto dell’indifferenza che avete avvolto intorno al cuore”. E ancora: “dobbiamo per forza occuparci di politica, finché la politica è confusa e malvagia è da vigliacchi tirarsi indietro, bisogna essere pronti a offrirsi totalmente per una causa giusta”.
Memori della storia, possiamo comprendere come l’Europa rappresenti una dimensione essenziale per la democrazia e per la libertà di ogni persona. Anche il Presidente Mattarella, dalle pagine della prefazione al volume di Sassoli La Saggezza e l’audacia, fa questo richiamo. Al di fuori della comunità europea, le singole nazioni sono impotenti di fronte alle sfide di portata globale come quelle della guerra, del clima, dell’immigrazione e dello sviluppo di nuovi modelli di società. In questo scenario ciascuno è chiamato a custodire l’eredità che i protagonisti della storia europea ci consegnano. La resistenza di ieri può essere rievocata anche con gli occhi e lo spirito dell’oggi: ognuno, seguendo gli esempi del passato, può dare vita a forme di resistenza pacifica.
La parola “resistenza” richiama infatti a un universo costellato di storie, valori e volti delle tante persone che, nel nostro Paese e altrove, hanno incarnato questo principio anteponendolo molto spesso alla loro stessa vita. La storia dell’Europa, per come la conosciamo oggi, è una storia di resistenza fatta da questi volti che hanno sfidato, silenziosamente o apertamente, la maschera più terribile del potere.
Anche Jan Patočka, il “filosofo della resistenza”, simbolo, insieme agli altri membri della Charta 77, della lotta per la libertà dei Paesi dell’Est contro la dittatura Sovietica, ha vissuto questo stesso slancio. Per Patočka la resistenza non è stata soltanto un dovere nei confronti della società, ma ha significato un modo di vivere. La resistenza è l’opposto dell’indifferenza e dell’accettazione cieca degli schemi di una società dove non c’è spazio per le domande e la ricerca del senso delle cose. Cercare il senso autentico dell’esistenza, provare a vivere nella verità significa resistere.
Il fine del totalitarismo sovietico era creare alienazione e omologazione nella vita delle donne e degli uomini, impedendo ogni spazio di libertà e di confronto. Opporsi a questa condizione espone l’uomo al rischio della libertà. Scegliere di sottrarsi al gioco del potere totalitario pone l’uomo al servizio di un senso più grande rispetto alla mera sopravvivenza, tracciando un cammino di libertà, e per la libertà, attraverso un agire politico in grado di testimoniare che costruire una storia buona è possibile. Solo così si potrà dar vita ad un processo di continuo rinnovamento della società e delle forme di giustizia.
Oggi, come già per Patočka, il nemico arriva da Est e minaccia l’Europa intera. Il ritorno della guerra ai confini dell’Europa sembra andare al di là della possibilità delle persone comuni di intervenire sul corso degli eventi. Però, come mostrano gli esempi del passato, resistere è compito di ciascuno di noi, in ogni angolo della vita dove sarà messa alla prova l’integrità di ciascuno rispetto ai valori di libertà, solidarietà, dignità e rispetto dei diritti umani e civili. In quel frammento di possibilità di scelta si gioca la vita di tutti noi e, soprattutto, il futuro dell’Europa.