Per molti secoli l’Europa è stata al centro del mondo: la maggior parte delle più grandi civiltà, che in diversi periodi storici hanno ricoperto un ruolo centrale nella definizione delle gerarchie del mondo moderno erano europee; si pensi alla cultura del popolo italiano, agli imperi di Francia, Spagna, Portogallo e quello britannico.

Il secondo conflitto mondiale ha fatto da spartiacque, decretando un nuovo leader, gli Stati Uniti d’America, e un nuovo nemico comune, l’Unione Sovietica. Queste due super potenze erano i protagonisti principali della guerra fredda. La fine della Seconda guerra mondiale, però, ha dato anche il via a un nuovo processo di integrazione, che ha portato nel 1957 alla firma dei Trattati di Roma con cui vengono istituite la Comunità economica europea (CEE) e la Comunità europea dell’energia atomica (EURATOM). Il percorso intrapreso ha segnato l’inizio del progressivo tramonto dell’Europa delle Nazioni, a favore di un nuovo modello di integrazione sovranazionale.

Negli ultimi anni l’Unione Europea ha compiuto notevoli passi verso una struttura indipendente in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini. Tra tutti, il Next Generation EU, lo strumento finanziario per la ripresa, ha sdoganato il concetto di “debito comune”, che fino a qualche anno fa trovava non poche resistenze in seno ad alcuni Paesi Europei. Grazie allo strumento per la ripresa e la resilienza, gli Stati membri hanno potuto sostenere la risposta alla crisi generata dalla pandemia, senza tralasciare gli obiettivi che nel 2019 l’Esecutivo europeo si è dato, con particolare attenzione alla transizione verde e digitale.

Con l’avvento del conflitto in Ucraina l’integrazione europea è chiamata a effettuare un passo ulteriore per rendere l’Unione europea salda, e il rafforzamento delle dimensioni della sicurezza e della difesa rappresentano priorità centrali per questo momento storico. I conflitti e le destabilizzazioni dei Paesi che confinano con l’Europa hanno un impatto diretto non solo sulla sicurezza ma anche sulle economie, sulla tenuta dei sistemi sociali e sulla credibilità delle democrazie europee.

Inoltre, rafforzare i sistemi di sicurezza e difesa significa anche poter prevenire e contrastare attacchi cibernetici. L’ultimo rapporto dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica (Clusit), afferma che tra nel 2018-2021 il numero di attacchi informatici gravi è cresciuto ogni anno del 32% (in Europa si è registrato un incremento dal 16% al 22%) e ha come soggetti principali i governi, che costituiscono il 15% delle offensive complessive. Guardando all’Italia, il report indica come il nostro Paese sia diventato l’obiettivo principale degli attacchi, totalizzando nel 2022 il 7,6% di tutte le azioni malevole a livello globale, registrando una crescita del 168% rispetto al 2021.

All’interno di questo scenario la Commissione Europea ha presentato una serie di misure per rafforzare la normativa già vigente in materia e individuare gli ambiti critici in seno alla difesa e alla sicurezza. Tra tutte, la “Bussola strategica dell’UE per la sicurezza e la difesa”, adottata dal Consiglio dell’UE nel marzo 2022, definisce le modalità con cui l’Europa  saprà rispondere alle crisi. Per questo, oggi è sempre più necessaria una difesa comune europea, per rafforzare la presenza e la partecipazione dell’Europa alla Nato e dunque alle scelte che riguardano l’occidente. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è espresso favorevolmente sul tema, affermando che sia necessario dotare l’Europa di “strumenti di difesa e politica estera comune” ribadendo la centralità dell’alleanza transatlantica per l’Italia e per il futuro del vecchio continente.

L’istituzione di una difesa comune europea deve passare per una politica estera forte, comune e condivisa. È su questo aspetto che le istituzioni europee devono crescere molto, sia in relazione agli Stati membri che ai Paesi extra europei. Lo abbiamo potuto constatare il 6 aprile 2021 durante la visita in Turchia della Presidente della Commissione Europea e del Presidente del Consiglio Europeo, rispettivamente Ursula von der Leyen e Charles Michel, ma anche a seguito del trilaterale con il Presidente della Repubblica Popolare Cinese del 5-7 aprile scorso, al quale hanno partecipato il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron e la stessa Von der Leyen: in entrambi i casi l’autorità di governo delle istituzioni europee ha ricevuto una disparità di trattamento rispetto sia al Presidente Michel che al Presidente Macron.

Certo è, dunque, che non vi potrà essere una autonoma strategia europea senza il riconoscimento di valori comuni a favore di una politica estera forte che, grazie allo strumento della difesa comune, può concorre alla tutela della pace.