Siamo oramai abituati da tempo a come i modelli di intelligenza artificiale (AI) possano mettere in crisi molti settori della nostra società, inclusa l’educazione. In questo contesto, il dibattito che circonda l’avvento di ChatGPT non è affatto nuovo, ma ci spinge ancora una volta a confrontarci con una serie di interrogativi sulle conseguenze, i limiti e i cambiamenti che ne deriveranno. Questo nuovo sviluppo solleva importanti questioni sull’evoluzione del processo educativo, sul modo in cui l’AI potrebbe influenzare il ruolo degli insegnanti e degli studenti, nonché sull’accessibilità e l’equità dell’istruzione.

ChatGPT è un modello di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI progettato per generare testi coerenti e comprensibili in risposta a domande e comandi in linguaggio naturale su una vasta gamma di argomenti. Due sono i campi dell’educazione che vengono interpellati da questo tipo di modello AI: l’insegnamento nozionistico e, soprattutto, l’insegnamento e lo sviluppo del pensiero critico, soprattutto per quanto riguarda le capacità di sintesi, elaborazione e analisi che gli studenti sviluppano tramite l’elaborazione e la comprensione dei testi.

Il primo campo, quello dell’insegnamento di nozioni e della verifica dell’apprendimento, era già in crisi da tempo, sin dall’avvento di un altro grande sviluppo tecnologico: internet. Quello che viene messo in discussione da ChatGPT è soprattutto la capacità di insegnare e sviluppare negli studenti e nelle studentesse il pensiero critico, poiché questo modello AI può sostituire la mente umana ogni volta che un testo debba essere sviluppato o analizzato. Come sottolineato dalla filosofia di Martin Heidegger, il linguaggio è il luogo in cui si manifesta la comprensione dell’essere e il pensiero si sviluppa attraverso l’uso e la comprensione del linguaggio. Non a caso, nel termine greco “logos”, pensiero e linguaggio sono indissolubilmente legati: Logos (in greco antico: λόγος, lógos, corrispondente al latino verbum e all’ebraico דבר davar) deriva dal greco légο (λέγω), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare, e quindi è traducibile come “parola”, “discorso” o “ragione”.

Tuttavia, il paradosso è che nonostante l’intelligenza artificiale si stia avvicinando alla capacità di creare “logos”, la necessità della persona di saper creare e formulare un “logos” non sta diminuendo, ma anzi aumentando: più la tecnologia cerca di sostituirsi alla capacità critica umana, maggiore diventa la necessità di pensare in maniera critica e di saper leggere il presente e i suoi prodotti (AI e non).

Eppure, si suol dire che la necessità stimola la virtù, e se i più giovani sono ormai “tentati” con strumenti che rendono vano e facile un compito di elaborazione critica o produzione testuale, più ardua diventa la missione dell’insegnante di esporre gli studenti e le studentesse all’elaborazione critica e tramandarne i metodi. In parallelo, l’avvento di AI e internet pone ancora più pressione sul sistema educativo per un’alfabetizzazione digitale a 360 gradi, non solo nei metodi di applicazione, ma anche nella comprensione di come questi strumenti funzionino e vengano gestiti. Ad esempio, su come e perché i prodotti dell’AI possano avere dei bias.

Ecco perché i modelli di insegnamento e di verifica delle conoscenze acquisite dagli studenti devono evolversi con lo stesso passo dello sviluppo tecnologico. D’altronde, l’intelligenza artificiale non è stato il primo sviluppo tecnologico a porre in crisi i modelli educativi. Prima ancora, l’avvento di internet aveva già scosso il nostro modo di insegnare e di imparare. Da una parte, ciò ha reso l’accesso all’istruzione più accessibile a livello globale grazie a Open Educational Resources (OER): la disponibilità di risorse educative aperte e gratuite, come libri di testo online, materiali didattici e corsi online gratuiti. Dall’altra parte, ha sfidato il modello tradizionale di insegnamento in aula e ha aperto la strada a nuovi modelli di apprendimento, come l’e-learning e l’apprendimento a distanza. Ciò ha messo in discussione il tradizionale modello di acquisto di libri e ha promosso la condivisione della conoscenza ovunque, anche nei luoghi più remoti e in ogni momento.

In questo modo, sono state superate molte barriere all’accesso alla conoscenza e all’educazione, come distanze geografiche, barriere economiche e limiti di tempo. Chiaramente, l’apertura oltre frontiere nazionali e il libero accesso pongono dei rischi. Tuttavia, questi rischi non fanno che accrescere l’importanza di sviluppare capacità critiche nei giovani e negli studenti di qualsiasi età.

In realtà, le crisi pongono sempre davanti opportunità. Non a caso, la Commissione europea sta investendo molto nei modelli di “open access” per la ricerca e l'”open education” tramite il programma Erasmus Plus. Nei principali Atenei europei e mondiali, l’open education è diventata ormai una delle missioni, perché il dovere di insegnare non può e non deve più limitarsi ai confini locali. Molti sono i finanziamenti del programma Erasmus+ per la cooperazione internazionale e lo sviluppo di prodotti, metodi e strumenti digitali educativi da parte di attori tradizionali dell’educazione (università, ecc.) che siano al contempo liberamente accessibili in rete. D’altra parte, l’Europa di Jean Monnet è un’Europa che collabora anche tramite lo scambio educativo per la creazione di una cittadinanza attiva e cooperativa. Non a caso, la stessa Olanda ha dedicato a Comenio (Jan Amos Comenius), educatore ceco del XVII secolo e sostenitore di un’educazione universale e accessibile a tutti, il programma di finanziamenti per la produzione di metodologie innovative (digitali e non) per l’educazione. Sono moltissime, quindi, le iniziative e gli strumenti che stanno nascendo per fare “evolvere” l’educazione con metodi capaci di insegnare e aiutare gli studenti nell’era di AI e internet.

Dalle crisi dei metodi tradizionali, potrà emergere un sistema educativo più aperto, inclusivo e a misura di persona. Se non perdiamo la speranza, ma sfruttiamo la possibilità di interrogarci su come insegnare, ne usciremo più forti, preparati e, inevitabilmente, critici.