È ricominciata ieri l’esperienza di FormPol, una comunità di giovani che da oltre dieci anni si ritrova per approfondire le questioni della politica e della società. La scelta del tema di quest’anno è ricaduta sulla sostenibilità, intesa come nuovo approccio umano alle cose, ossia il prendersi cura della fetta di mondo che ci è stata affidata, pur accettando di lavorare spesso dietro le quinte. Il primo appuntamento ha messo in dialogo Mariella Zezza, Capo Redattrice di RaiNews24, Giulio Stolfi, Magistrato della Corte dei Conti, ed Ernesto Maria Ruffini, Direttore dell’Agenzia delle Entrate, sulla sostenibilità dell’informazione, delle forme di governo e dell’azione politica. File rouge degli interventi è stata l’idea di mettere al centro la competenza non come “mantra tecnocratico”, ma come servizio alla comunità, per la declinazione di un sapere a sostegno del bene comune.
Mariella Zezza ha posto l’accento sulla necessità di una sostenibilità plurima e personale dell’informazione per intrecciare, come due fili della stessa maglia, la dimensione dell’informare e quella del formare. Perseguire questo obiettivo significa in primo luogo democraticizzare l’informazione, lasciando il giusto spazio a un tipo di notizia che valorizzi una comunità, girando le telecamere verso quelle esperienze virtuose che esistono e che nessuno racconta. L’obiettivo deve essere infatti quello di creare un antidoto all’informazione ghettizzata che non lascia spazio a un dibattito equilibrato e consapevole di tutte le sfaccettature del mondo, anche delle cose virtuose.
Su queste note, Giulio Stolfi ha notato come in questo tempo di caos permanente post Covid, tra populismo, sovranismo, tecnocrazia e consumerizzazione del cittadino, si perda di vista la persona e la sua posizione centrale da cui dovrebbe derivare l’ordine dell’agire politico e sociale. La globalizzazione, che ha messo in crisi la certezza di un benessere e un progresso continuo, è diventata oramai un fatto reale. Perciò, in questa nuova dimensione in cui la sostenibilità del vivere non è più scontata emerge l’esigenza di un’architettura istituzionale fatta di competenza, cura e dono.
Ha chiuso gli interventi Enrico Maria Ruffini che ha messo in luce il significato più originale dell’agire politico, ovvero di costruire il senso di comunità e riconoscere il contributo dell’altro nel percorso di ognuno di noi. Troppo spesso, infatti, la politica acquisisce una mera dimensione programmatica, come un algoritmo che fornire ricette e soluzioni ai problemi quotidiani, miope di fronte ai grandi orizzonti di cui invece la nostra Costituzione è modello. Per questa ragione, la vera politica deve avere sete di visione, ossia di uomini e donne che riconoscano di essere parte della stessa comunità. L’unico modo per superare l’astensionismo, che anche recentemente si è affermato come grande nemico della democrazia, è quello di trovare le parole, e le ragioni, che facciano vibrare le corde giuste per accrescere nei cittadini il desiderio di essere comunità politica.
Questo è solo l’inizio. Il percorso di #FormPol di Comunità di Connessioni continua e si dà appuntamento a sabato 25 marzo.
Info iscrizioni: connessioni.formpol@gmail.com