Ogni cinque anni i cittadini europei sono chiamati a un grande esercizio di democrazia: le elezioni europee per rinnovare le cariche che compongono l’eurocamera. Le ultime elezioni si sono svolte nel maggio del 2019 e hanno registrato una affluenza alle urne del 50,66%, (in Italia del 54,70%), dato in crescita rispetto alla tornata precedente, che aveva totalizzato il 42,61%. Tra le istituzioni, il Parlamento europeo è probabilmente quella più vicina ai cittadini. Molti europarlamentari sono, infatti, volti noti anche a livello nazionale, ed esercitando il potere legislativo congiuntamente al Consiglio dell’Unione Europea, garantiscono gli interessi degli Stati membri e il funzionamento democratico delle istituzioni. Inoltre, l’esito delle elezioni può influenzare la composizione della Commissione europea, in quanto il Parlamento è chiamato a eleggere il Presidente dell’Esecutivo UE, a seguito di una proposta da parte del Consiglio Europeo.

Il risultato elettorale, dunque, è centrale per la definizione delle priorità di governo dell’Unione, che ogni giorno impattano sulla vita dei cittadini, dall’economia alla salute, dalle politiche sul lavoro all’ambiente e alla sicurezza.

Le elezioni del 2024, le decime della storia europea, saranno caratterizzate non solo da una forte cassa di risonanza a livello nazionale, ma anche da una rinnovata prospettiva politica, che dovrà proseguire nel solco delle riforme tracciato dalle istituzioni nel 2019. A prescindere dal risultato politico, la caratura dei dossier europei e di avvenimenti come la guerra e l’emergenza sanitaria hanno reso evidente l’imprescindibilità della dimensione sovranazionale.

La corsa alle europee, dunque, è già iniziata. Dopo la Brexit sono 705 gli europarlamentari che troveranno casa nei gruppi politici dell’eurocamera, che rappresentano le anime politiche dei partiti nazionali. Tra questi, in ordine di rappresentanza, il Partito Popolare Europeo (PPE), con orientamento di centro-destra, è la famiglia politica più grande e rappresenta partiti quali Forza Italia in Italia e la CDU in Germania. L’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) è il secondo gruppo politico, e rappresenta un elettorato moderato di centro-sinistra, come il Partito Democratico in Italia e il Partito Socialista in Spagna. Questi due gruppi politici costituiscono i vertici delle coalizioni all’interno delle quali si collocano, con la sinistra il Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea e il gruppo del La Sinistra, mentre con la destra Identità e Democrazia (di cui fa parte la Lega) e i Conservatori e Riformisti europei (ECR), la cui Presidente è Giorgia Meloni. Al centro si posiziona, infine, il gruppo Renew Europe che trae ispirazione dall’esperienza politica del Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, nel quale hanno aderito Azione e Italia Viva.

La Presidente del Consiglio italiano è ben conscia che le elezioni europee rappresentano il primo vero banco di prova per il Governo in quanto la sconfitta non solo determinerebbe una crisi all’interno dell’esecutivo, ma comporterebbe anche minor potere negoziale in seno alle istituzioni. Il sostegno dell’Esecutivo UE, infatti, potrebbe essere inferiore verso alcuni dossier chiave come l’attuazione del PNRR, la gestione del fenomeno migratorio e il rinnovo del Patto di Stabilità e Crescita. In particolare, il buon esito di quest’ultimo sarà frutto della mediazione tra l’austerity dei Paesi del Nord e la flessibilità dell’Europa del Sud. Saranno probabilmente due gli elementi che sostanzieranno la strategia politica del Governo Meloni: la ricerca di un accordo politico tra ECR e PPE, grazie alla mediazione di Forza Italia e, allo stesso tempo, il mantenimento di buone relazioni con gli Stati che affacciano sul Mediterraneo. Non a caso, negli ultimi mesi la Presidente Meloni ha ribadito il ruolo dell’Italia quale Nazione ancorata ai principi dell’europeismo e dell’atlantismo, rinsaldato le relazioni con gli Stati membri di orientamento conservatore e affinato la sintonia con il gruppo dirigente di Forza Italia, fondamentale per le interlocuzioni con i popolari europei.

Manca ancora un anno di campagna elettorale, però la previsione di una Commissione Europea a vocazione “politica” e non frutto di larghe intese (solitamente il Presidente dell’Esecutivo UE è frutto della mediazione tra S&D e PPE), non è una ipotesi così peregrina, soprattutto se la figura di Emmanuel Macron e del partito socialista spagnolo subiranno una flessione.

In questa fase, infine, sia il Partito Democratico che il Gruppo S&D vivono un periodo di ri-organizzazione. A livello europeo non è da sottovalutare lo strascico del Qatar Gate, che ha coinvolto principalmente esponenti del gruppo S&D, oltre al fatto che il nome del Gruppo politico potrebbe essere modificato in Partito Socialista Europeo – PSE, proprio in ottica elettorale.

La linea tracciata sembra essere abbastanza definita, certo è che in chiave geopolitica, mai come oggi è necessaria una Europa più vicina ai bisogni dei cittadini, in grado di declinare i grandi temi attorno ai quali si sta costruendo la società del futuro.