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Ciro Cafiero

Un richiamo alla responsabilità: aspettando il Primo maggio

In definitiva, la lotta alle diseguaglianze è possibile. Ma impone di “assumersi la responsabilità” di inseguire un ideale. Come insegnava Carl Christian Schurz, gli ideali sono come le stelle. Li scegliamo come guida e, seguendoli, raggiungiamo il nostro destino. Sulla sponda opposta, restano coloro che, secondo Kant, si accontentano di affermare “che il mondo sarà sempre così come è andato finora”.

La giustizia riparativa: le relazioni di lavoro oltre il conflitto

A promuovere la riparazione potrebbe essere una figura nuova: quella del mediatore “lavorista”. La sua istituzione potrebbe essere prerogativa dei contratti collettivi nazionali e aziendali di lavoro. La Riforma Cartabia ha candidato gli avvocati ad assumere questo ruolo ma occorre una formazione ad hoc, altrimenti la logica del conflitto, ancora pervasiva nel lavoro, potrebbe segnarne il fallimento.

Il welfare. Una nuova proiezione di aiuto sociale

Welfare si traduce in benessere. Welfare è una parola che può assumere tre declinazioni principali. La prima è quella statale. Secondo l’articolo 38 della...

Inclusione

Includere non significa annullare per ricomprendere le diversità in un tutto ma, all’opposto, riconoscerle perché quel tutto sia una sintesi tra di esse, superiore alla loro somma. Secondo la filosofia di Leibniz, l’armonia è sempre sintesi delle diversità. Come accade in una sinfonia, sintesi di consonanze e dissonanze, o nel chiaroscuro dei pittori, sintesi di luci e ombre.

Andare oltre il guado

Il futuro del Paese dipende da due condizioni: etica e capacità di visione della classe politica che conquisterà le urne di oggi. L’etica è la condotta che, ispirata dal discernimento, persegue l’obiettivo del bene comune. È lo stile del civil servant. Come aveva intuito Kant, la politica non farà un passo avanti se non avrà dato precedenza all’etica. Un’immagine può descrivere la capacità di visione. Il Paese è sotto una burrasca, con scarse condizioni di visibilità, e si trova di fronte ad un guado, oltre il quale si snodano molti sentieri, di cui solo uno conduce a destinazione perché tutti gli altri sono morti. La futura classe politica è chiamata a “vedere” oltre le condizioni avverse per incamminare il Paese sul sentiero giusto.

Il Congresso di Comunità di Connessioni

 “Ciò che non rigenera, degenera” (Edgar Morin). Per rigenerare, dobbiamo aver chiaro chi vogliamo diventare. E’ questa la domanda che ci siamo posti in questo momento di condivisione: chi vogliamo essere? Le strade sembrano due. La prima è quella dei “sì” e quella del "no".

Il 1 maggio per “salvare” il lavoro

Sono già passati 136 anni dal 1° maggio del 1886, quando i lavoratori di Chicago pagarono con la vita il diritto a una giornata lavorativa dignitosa. Sono passati 75 anni dall’eccidio dei contadini di Portella della Ginestra. Era il 1° maggio 1947. Da allora sono state approvate una moltitudine di importanti leggi a tutela del lavoro, eppure il lavoro resta conflittuale, precario, per pochi, povero, nero, discriminatorio, privo di adeguate garanzie. Come è stato possibile che, in così tanto tempo, né i cittadini né i loro legislatori siano stati in grado di "salvare" il lavoro?

Diversity e inclusion: il nuovo mondo del lavoro

Contro la discriminazione di genere, occorre insistere sull’equa rappresentanza di donne e uomini negli organi direttivi delle aziende, sulla lotta al gender gap retributivo, sulle pratiche di conciliazione tra i tempi di vita e lavoro per favorire l’inclusione delle madri e dei padri, sui servizi di welfare cuciti su misura delle esigenze dei singoli lavoratori e sullo smart working che funziona come antidoto anche contro la discriminazione dei disabili. Un accomodamento ragionevole che consente loro di lavorare da luoghi più confortevoli di quelli aziendali.  

Il lavoro che cambia e ci cambia

È noto a tutti. La pandemia ha riscritto una nuova fisionomia nel mondo del lavoro. Ed è anche cambiato il modo in cui le persone si realizzano attraverso il lavoro, richiamando così a un “prima” e un “dopo” che nella storia ha caratterizzato le rivoluzioni industriali epocali. In questo quadro, possono essere identificati tre grandi cambiamenti in atto su cui occorre riflettere.

Congresso di Monterosso: la sfida di un nuovo inizio

Tutti possiamo restituire. Non si tratta di “se” ma di “cosa”. I giovani che hanno ricevuto la formazione in Comunità di Connessioni possono restituirla ai loro territori, alle loro diocesi. Ma anche chi ha fatto qualche passo in più nella vita e nella professione può restituire gli insegnamenti che ha ricevuto a chi entra a far parte della nostra Comunità. Sono solo due esempi semplici che rendono l’idea. In un disegno più grande di noi, tutto è connesso e le strade si incrociano.

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